Ayrton Senna, 30 anni dopo la sua tragica morte sul circuito di Imola, rimane IL pilota di Formula 1 più emblematico, una vera leggenda di questo sport estremo. Fai un film biografico su di lui, soprattutto se sei brasiliano, come la squadra di Sennala nuova miniserie di Netflix, era quindi ovvia, ma rappresenta anche una grande sfida. Sfida non completamente vinta, purtroppo…
Raramente un pilota di F1 è riuscito a trascendere così tanto il suo sportAyrton Senna. Con la serie dal titolo sobrio SennaNetflix mira a immergerci nell'intimità di questa leggenda, non solo brasiliana, ma universale – almeno nei paesi in cui la Formula 1 è uno sport che affascina le folle -, un uomo la cui aura, 30 anni dopo la sua morte in un terribile incidente a Imola, nel Gran Premio d'Italia del 1994, supera ancora oggi il mondo dei circuiti. Se la promessa – classica nel genere biopic – di svelare “l’uomo al volante” era allettante, il risultato finale si rivela disomogeneo, la miniserie di Vicente Amorim oscillando tra momenti vibranti e tropi narrativi convenzionali…
…E poi, uno dei maggiori problemi di Senna è arrivare dopo Senna et Ayrton Sennadue notevoli documentari sul pilota, il primo realizzato nel 2010 da Asif Kapadiae il secondo nel 1995 da Cavolo Stuartquasi impossibile da superare… Per non parlare del formidabile Fretta Di Ron Howardche affrontava perfettamente quattro degli elementi chiave della sua narrazione: la personalità “eccessiva” di un grande pilota, spiegando la “pulsione” interiore che lo porta a superare se stesso ogni volta durante la gara; la violenta rivalità – nonostante la reciproca stima professionale – tra due campioni separati da tutto (Niki Lauda et James Caccia In Fretta, Senna et Prost Qui) ; conflitti tra piloti e una FIA burocratica, addirittura corrotta; e, naturalmente, lo spettacolo sovrumano offerto dalle sue auto lanciate a velocità folli, sfidando in ogni momento le leggi della fisica e… la morte. Cerchiamo di essere chiari, Senna non raggiungerà mai il livello di FrettaPurtroppo.
Senna si apre con una rapida rievocazione della giovinezza diAyrton Da Silva (che poi adotterà il nome da nubile della madre, per celebrare le sue radici siciliane), la telecamera scivola elegantemente tra la sua vita familiare quotidiana e le sue prime gare di kart. Le brevi vedute offerte sulla città di San Paolo, esaltate dalla calda luce brasiliana, creano rapidamente la scena: Senna non sarà solo un affresco sportivo, non dimenticherà il Brasile degli anni '70 e '90, quello degli anni di crisi, segnato dai problemi economici e dai sogni di grandezza. E questo ancoraggio realistico della serie in un contesto politico e culturale le conferisce una gradita profondità: tra il disprezzo sistematico degli europei – soprattutto degli inglesi – nei confronti dei latinoamericani, e il bisogno del popolo brasiliano di unirsi al di là delle differenze sociali dietro un “contesto nazionale”. hero”, c'è qui, senza eccessiva pesantezza, qualcosa da macinare!
Le prestazioni di Gabriele Leone nel ruolo di Senna è innegabilmente uno dei punti forti della serie. Egli abita il ruolo, incarnando con intensità le contraddizioni del personaggio: la fede incrollabile nel suo destino, il desiderio a volte isterico di vittoria, ma anche questa palpabile angoscia di fronte all'immensità delle sue ambizioni. La miniserie non nasconde il fatto che la monomania del pilota lo rende indifferente alla sofferenza di chi lo ama, che non esita a voltare le spalle a chi lo ha aiutato nella sua ascesa quando gli fa comodo, e che il suo il gusto per le belle donne prevale su ogni fedeltà romantica (almeno fino al tardivo incontro con quello che sarà il suo ultimo amore). D'altra parte, è una caratteristica del vero Senna che avrebbe potuto essere esplorato, è il suo amore per il Brasile e la sua gente, e soprattutto le sue preoccupazioni “sociali”, che hanno contribuito a renderlo un'icona popolare: qui nuotiamo in stereotipi molto carini, e non andiamo oltre la rappresentazione di un giovane della già piuttosto agiata borghesia di San Paolo che non si preoccupava molto della povertà del suo paese, prima che questi “indigenti”, appunto, lo adorassero…
Ci rammarichiamo che la maggior parte dei ruoli secondari – in particolare quelli dei parenti, ma anche quello del giornalista Laura Harrisonpersonaggio nondimeno affascinante (incarnato dall'ottimo Kaya Scodelariolei stessa di origini per metà brasiliane, già vista in un ruolo notevole in I Signori – sono relegati al rango di comparse emotive, e spesso limitati a dialoghi puramente funzionali.
La messa in scena riesce regolarmente a catturare l'urgenza e la fragilità di un uomo alla ricerca dell'assoluto, ma spesso sconfina in scene troppo esplicative, nutrite da dialoghi pensati per portare il peso della leggenda, al punto da rendere la storia a volte soffocante. Avremmo voluto una serie meno loquace, meno ricca di avvenimenti, che permettesse ad Ayrton di respirare nei suoi momenti di dubbio…
Dove Senna comincia eccellendo, è nella rappresentazione delle corse: cattura perfettamente l'adrenalina delle partenze o la poesia meccanica delle auto, e i suoi primi due o tre episodi ci regalano diversi momenti paralizzanti, come l'episodio del nastro adesivo alla strappare prima che il motore dell'auto esploda, o la magica corsa di Senna sotto la pioggia durante il suo primo Gran Premio di Monte Carlo. Purtroppo, Vicente Amorim fatica a rinnovare le scene della competizione, la cui ridondanza diluisce l'impatto emotivo… Il che ci porta gradualmente a dire a noi stessi che sei episodi da un'ora sono troppi e che la storia avrebbe potuto essere raccontata molto più efficacemente in un lungometraggio. film di due ore e trenta minuti… soprattutto a partire dall'episodio 4 (Passione) e 5 (Eroe) sembrano destinati principalmente a raggiungere gli spettatori brasiliani, mentre il pubblico che non ha familiarità con il Brasile si perderà il rapporto molto caldo di Senna con Xuxaanch'esso iconico, e vibrerà meno accanto a un popolo unito nell'amore per la propria Patria, ricompensato dai trionfi internazionali del pilota.
Prima di concludere devo fare una confessione: alla fine degli anni '90, mentre la morte di Senna restava una ferita aperta in Brasile, io abitavo a San Paolo in un palazzo prospiciente il cimitero dove è sepolto, e lì vicino passavo ogni giorno. davanti ad un murales molto bello e molto grande che riporta il volto del pilota. Quindi ho guardato Senna in modo “intimo”, e l'ultimo episodio, terribile, molto angosciante nonostante il finale prevedibile, sul disastro di Imola (tre incidenti gravi e due morti!), mi ha fatto versare tante lacrime quanto i personaggi della serie…
Alla fine, Senna non è un fallimento, ma non è un successo totale: la miniserie ravviva piacevolmente l'aura di un'icona, conferendogli al tempo stesso la ruvidità umana, ma raramente decolla, non raggiunge la grazia elegiaca che avrebbe meritato Ayrton Senna. È un'introduzione soddisfacente al mondo di un pilota eccezionale che era anche un uomo complesso, ma non arriva abbastanza lontano (abbastanza veloce?) per essere totalmente emozionante.
Eric Debarnot
Senna
Miniserie Brésilienne di Vicente Amorim, Patrícia Andrade, Luiz Bolognesi
Con: Gabriel Leone, Kaya Scodelario, Pâmela Tomé, Matt Mella, Patrick Kennedy…
Genere: film biografico
6 episodi da 60 minuti messi online (Netflix) il 29 novembre 2024
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