Poco dopo la sua nomina a Matignon, François Bayrou poteva vantare, venerdì 13 dicembre, l’appoggio del blocco macronista, mentre riceveva la franca ostilità di La France insoumise, la netta riserva degli altri partiti di sinistra e un certo peso da parte del partito estrema destra, in attesa di vedere.
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Dal lato del campo presidenziale, Jean-Noël Barrot, ministro dimissionario dell’Europa e degli Affari Esteri, ha considerato “soddisfare il profondo bisogno di pacificazione e unità del Paese, il bisogno che tutti trovino il loro posto e siano considerati”.
«Lo conosco [François Bayrou] ha le qualità per difendere l’interesse generale e costruire la stabilità essenziale che i francesi si aspettano”ha assicurato da parte sua Gabriel Attal, presidente di Renaissance. In un’Assemblea nazionale frammentata, quest’ultima ha assicurato che i deputati del gruppo presidenziale “condividere questi obiettivi e [se] terrà[t] al suo fianco».
Anche il vicepresidente dell’Assemblea Roland Lescure (Insieme per la Repubblica) si è compiaciuto della nomina di François Bayrou, affermando che era “l’uomo giusto in un momento in cui il Paese ha più che mai bisogno di coraggio e dialogo”.
A destra, Valérie Pécresse, ex candidata dei Républicains (LR) all’Eliseo, si è congratulata con François Bayrou, aggiungendo che “L’interesse generale deve essere la nostra bussola” e quello “L’urgenza è mettere in ordine le nostre finanze e la nostra Repubblica”.
“Politica di sventura”
Nell’estrema destra, come nel caso di Michel Barnier, il Raggruppamento Nazionale ha suggerito di dare una possibilità al futuro governo. “Non ci sarà alcuna censura a priori”ha dichiarato Jordan Bardella, presidente del partito. In materia di bilancio, “le nostre linee rosse restano, non varieranno”ha aggiunto, precisando: “Nessun rimborso dei medicinali, non indebolisce la situazione economica e sociale dei pensionati. » Agli occhi di Bardella, dovrà farlo il nuovo primo ministro “prendere in considerazione la nuova situazione politica”.
Lo ha chiesto la presidente del gruppo RN all’Assemblea nazionale, Marine Le Pen “fare quello che il suo predecessore non ha voluto fare: ascoltare e ascoltare l’opposizione per costruire un bilancio ragionevole e ponderato”. “Qualsiasi altra politica che sia solo un’estensione del macronismo, respinto due volte alle urne, non potrebbe che portare all’impasse e al fallimento”scrive sul social network
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Quanto a Eric Ciotti, presidente del gruppo dell’Unione dei Democratici per la Repubblica (UDR) all’Assemblea, ha affermato di aver “rispetto” per François Bayrou, aggiungendo che lui “Non lo farò[it] non oggetto di censura, a priori”dalle sue truppe. In sostanza, l’alleato RN convoca il nuovo capo del governo “per uscire dalla follia fiscale di 40 miliardi di tasse portata avanti da Emmanuel Macron e dal governo precedente”.
A sinistra, subito dopo l’annuncio della nomina di Bayrou, Mathilde Panot, leader dei deputati La France insoumise (LFI), ha denunciato “Un’altra candidatura per la grazia di Emmanuel Macron”. Lo sentiva “Due scelte chiare sono a disposizione del paese: la continuità della politica di sventura con François Bayrou o la rottura”. Ha segnalato che il suo partito intende censurare il governo Bayrou al più presto possibile. “I deputati avranno due scelte: il sostegno al salvataggio di Macron o la censura. Abbiamo fatto il nostro. »
“Cattivo vaudeville”
Il Partito Socialista (PS), da parte sua, invita, in una lettera indirizzata al nuovo Primo Ministro, a rinunciare all’articolo 49.3 della Costituzione in cambio della non censura, e annuncia che “Non partecipare[a] non farlo [son] governo e rimanere[a] da allora in poi all’opposizione al Parlamento». I socialisti lo credono“scegliendo ancora una volta un Primo Ministro del suo stesso campo, il Presidente della Repubblica si assume la responsabilità di aggravare la crisi politica e democratica nella quale ha gettato il Paese dallo scioglimento dell’Assemblea Nazionale”.
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“Cattivo vaudeville”ha lamentato alla BFM-TV la segretaria nazionale degli Ecologisti, Marine Tondelier. Secondo lei, “Più Emmanuel Macron perde terreno elettorale, più si aggrappa a coloro che gli sono molto vicini e che incarnano il macronismo più fedele. È incomprensibile a livello elettorale”. Ha aggiunto che gli ambientalisti lo avrebbero fatto “guarda attentamente” se il nuovo Primo Ministro si impegna a non ricorrere al 49.3.
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L’assenza di censura da parte degli ecologisti dipenderà in particolare, secondo lei, dai profili scelti per formare il governo. “Se si tratta di mantenere lo stesso, di lasciare dentro Bruno Retailleau, di non fare nulla sulle pensioni, sull’ecologia, sulla giustizia fiscale, non vedo quale altra scelta avremo [que la censure] »ha avvertito.
Fabien Roussel, segretario nazionale del Partito comunista francese (PCF), ha dichiarato da parte sua che il suo partito non cercherà di censurare a priori il governo. Lo ha chiesto, su BFM-TV, al Primo Ministro “si impegna a non applicare il 49.3, così non ci sarà alcuna censura in faccia”. Inoltre, ritiene che la nomina di un primo ministro venga dal campo presidenziale “invia il segnale sbagliato”.
Peggio ancora, secondo il deputato della Somme François Ruffin, che ha nominato il “custode del suo bilancio” Emmanuel Macron commis “follia per il Paese, per la sua democrazia”. Ai suoi occhi, “Ogni giorno che passa solleva la questione delle dimissioni del presidente”.
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