In occasione della Giornata Mondiale della Filosofia, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel 2002, il professor Farid Lamrini, preside del Dipartimento di Filosofia del Politecnico di Nador, ha tenuto mercoledì una conferenza sul argomento “Che cosa significa condividere i beni?”
Nella conferenza tenuta da Youssef Ashlahi, professore di filosofia presso il suddetto collegio, Lamrini ha toccato i temi più importanti legati al problema della condivisione dei beni, sottolineando che il titolo dell’argomento era in forma interrogativa alla maniera socratica, e originariamente era un intervento al quale aveva partecipato in precedenza ad un simposio francese sul tema della “condivisione”.
Ha detto a Marini che il tema è di grande attualità e che il suo scopo è illuminante, pedagogico ed educativo più che accademico, per sollevare ambiti di discussione a livello di utilizzo di informazioni e idee filosofiche e non solo di immagazzinamento, dato che il pensiero filosofico è uno stile di vita e il tema delle cose buone è delicato e vitale nella vita umana.
Il relatore ha sottolineato che il significato di “condivisione” si interseca linguisticamente con altri significati che hanno connotazioni diverse, come scambio, donazione e dono… ma il concetto di “condivisione” ha una connotazione spirituale, come hanno fatto tutte le religioni “ condivisione” di una virtù spirituale basata su principi etici quali fiducia, integrità, solidarietà e convivenza.
Ha anche sottolineato che “cose buone” è un concetto che si riferisce al significato delle benedizioni che sono divise tra le persone all’interno di uno spazio pubblico comune, e non significa ricchezza, denaro o beni che portano un significato materiale.
Il docente ha sottolineato che il quadro generale in cui si colloca il tema della “condivisione dei beni” è un quadro epistemologico all’interno della filosofia applicata e, dall’altro, rientra nei quadri sociologico ed economico. Pertanto, l’argomento viene affrontato al livello di spostarlo dalla sua astrazione filosofica al cuore della vita sociale ed economica.
Ha spiegato che la condivisione dei beni è essenzialmente lo standard con cui vengono spiegati tutti i problemi che si verificano nella vita umana, e può anche essere adottato come riferimento filosofico nell’affrontare le deviazioni dei sistemi politici, in particolare del sistema liberal-democratico.
La condivisione dei beni, ha proseguito il professore di filosofia al Nador College, è contraria all’egoismo umano, in quanto l’uomo è una macchina egoista. Pertanto, questo argomento si colloca all’intersezione tra egoismo e altruismo, ovvero a livello della relazione dell’individuo con gli altri.
Lamrini ha proseguito affermando: “Esiste una forte relazione tra l’uso eccessivo del potere per condividere i beni e i diritti umani, ed è un indicatore del declino dei diritti individuali in un certo numero di società che soffrono di uno squilibrio tra egoismo e altruismo.
Il relatore ha parlato delle forme di condivisione delle cose buone, attraverso esempi illustrativi. Come sfruttare le risorse ambientali, evitare i pericoli ecologici, beneficiare di progetti regionali ampliati e di leggi consolidate come il codice della strada, per esempio…
Ha toccato anche l’estensione della questione della condivisione dei beni al livello dei diritti umani. Come l’equità, l’uguaglianza, la giustizia, l’approccio di genere e la garanzia dei diritti delle minoranze religiose, sottolineando che il quadro in cui vive l’umanità è uno spazio pubblico comune che richiede la condivisione dei beni e non la privazione di essi.
Il relatore ha sottolineato che alcuni comportamenti derivanti da una cattiva condivisione dei beni, come la lotta contro l’hijab in Francia, l’odio contro gli stranieri e altre forme di esclusione che rientrano nel quadro della guerra d’identità, possono portare all’emergere di ideologie estremiste , deviazione politica e religiosa e terrorismo.
Ha detto a Marini che questa realtà che il mondo sta vivendo oggi può essere affrontata solo attraverso la possibilità di una partnership tra due principi, vale a dire il riconoscimento e la riconciliazione alla luce della giustizia di transizione, sottolineando che non c’è riconoscimento senza riconciliazione. La riconciliazione è ciò che elimina l’esclusione, la privazione e l’aggressione.
Il preside del Dipartimento di Filosofia del Nador College ha concluso la sua conferenza facendo riferimento a quanto scritto dal filosofo canadese Charles Taylor, nella sua analisi e interpretazione di alcuni fenomeni di esclusione, di disprezzo dell’altro e di esclusione sociale nelle società contemporanee, che portano inevitabilmente a una cattiva e ingiusta condivisione dei beni: “Il problema più grande e pericoloso della modernità è l’ascesa del narcisismo”.
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