Tocca ora al Capo dello Stato risolvere la quadratura del cerchio, tra il rinnovo della”base comune” tra macronisti e LR o ampliandone i contorni per creare una coalizione di governo meglio attrezzata per resistere a un futuro tentativo di censura.
Perché le crepe minacciano l’edificio già fragile: Laurent Wauquiez (LR) ha dichiarato che l’impegno del suo partito a settembre alla coalizione di governo “valeva solo per Michel Barnier“, quando Gabriel Attal (Rinascimento) propose un accordo di “non-censure“con il PS per sfuggire al controllo della Marina Militare.
Il capo dei deputati macronisti riunirà giovedì mattina i massimi esponenti di Rinascimento, si apprende da una fonte parlamentare. L’equazione è tanto più complessa in quanto un nuovo scioglimento e nuove elezioni legislative non potranno aver luogo prima di luglio. Fino ad allora, chi per Matignon? Circolano i nomi del presidente del MoDem François Bayrou, del ministro delle Forze Armate Sébastien Lecornu, del LR Xavier Bertrand, dell’ex primo ministro socialista Bernard Cazeneuve e del sindaco di Troyes François Baroin. Oggetto di speculazioni sono anche il ministro dell’Interno di estrema destra Bruno Retailleau, considerato talvolta vicino alle idee del RN, o lo storico macronista Roland Lescure, legato al ramo socialdemocratico del Rinascimento.
Il compito del futuro titolare si preannuncia comunque immenso: nel suo discorso davanti all’Assemblea che si preparava a licenziarlo, Michel Barnier ha avvertito che “realtà“il bilancio no”non scomparirà sotto l’incanto di una mozione di censura“.
Previsto al 6,1% del Pil nel 2024, molto più alto del 4,4% previsto per l’autunno 2023, il disavanzo pubblico mancherebbe il suo obiettivo del 5% in assenza di un bilancio, e l’incertezza politica peserebbe sul costo del debito e della crescita.
Emmanuel Macron, che martedì ha invitato a “non aver paura“, dovrà essere convincente giovedì sera per rassicurare. Una missione tanto più difficile se si considera che la sua popolarità è al minimo da quando è salito al potere nel 2017, o dalla crisi dei gilet gialli dell’anno successivo, secondo i barometri.
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