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Fonseca prosegue ciò che Pioli ha abbandonato

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Non ci sono dubbi che il Milan sceso in campo contro il Sassuolo sia stata la massima espressione del tipo di calcio voluto da Paulo Fonseca.

Prima di addentrarci in questo pezzo, dobbiamo aggiungere l’ovvio avvertimento che molte partite contro una squadra di Serie B non producono alcun risultato concreto. Ma a cosa serve una partita competitiva con sette gol se non possono essere analizzati?

Quello che abbiamo visto dal Milan è stato uno stile di calcio posizionale, poco legato a uno schema fisso e basato invece su pressioni, contropresse e movimenti intuitivi. Era uno stile dominante, qualcosa che Fonseca ha ribadito di volere anche dopo prestazioni pessime.

Finalmente ieri contro il Sassuolo si è vista in tutta la sua magnificenza. Certo era la coppa e gli avversari erano minori, ma guardando come ha giocato ieri sera il Milan abbiamo finalmente capito cosa aveva in mente il mister in tutti questi mesi.

Fonseca porta avanti ciò che Pioli ha solo tentato

Non possiamo nascondere come il modo di giocare in campo del Milan ieri sera abbia riportato alla mente le prime partite dell’ultimo campionato di Stefano Pioli. Nello specifico parliamo di una squadra partita forte battendo Bologna, Torino e Roma per poi crollare malamente contro l’Inter 5-1.

Quella sconfitta fu il punto di non ritorno per Pioli che da quel momento decise di deporre le armi per raggiungere un ‘maggiore equilibrio’ (sì, si diceva già allora), chiudendo la stagione al secondo posto ma senza mai essere realmente coinvolto. in lotta per lo scudetto per il ritmo dell’Inter.

Il Milan di Fonseca ha sicuramente impiegato più tempo per avviarsi – probabilmente troppo, agli occhi di molti – ma si basa sugli stessi principi che possono essere guardati nel dettaglio.

Le somiglianze

Ciò che inizialmente ci aveva fatto pensare al confronto è stato il lavoro sulla fascia destra con Davide Calabria. L’italiano sulla carta è un terzino, eppure lo abbiamo visto giocare su e giù sulla fascia e muoversi spesso anche centralmente, facendo praticamente da mezzala.

Samuel Chukwueze, al contrario, ha giocato praticamente tutta l’ala, trovandosi spesso nella fase di arretrare in linea con i difensori per poi ergersi come ‘fluidificante’. Non era troppo dissimile da Il ruolo ibrido di Yunus Musah visto contro Real Madrid, Juventus ed Empoli.

Qualcuno di voi ricorderà che è esattamente quello che ha fatto il Milan all’inizio della scorsa stagione con Rafael Leao e Theo Hernandez da una parte e poi Calabria e Christian Pulisic dall’altra. I fianchi si muovevano in tandem e in armonia, ying e yang se vuoi.

Le somiglianze non finiscono qui. Anche nel Milan di Pioli la differenza l’ha fatta il movimento dei centrocampisti veri box-to-box Ruben Loftus-Cheek e Tijjani Reijnders.

L’olandese e l’inglese – sia con Pioli che con Fonseca – godono di maggiore libertà visto l’eccesso numerico a centrocampo creato dall’inserimento dei terzini invertiti e la presenza già consolidata del bilanciatore Youssouf Fofana, ruolo ricoperto l’anno scorso da Rade Krunic.

In questo modo, i due centrocampisti rappresentano non solo la prima linea di pressing del Milan, risalendo sistematicamente, ma anche la principale fonte di assist, potendo muoversi liberamente negli spazi lasciati liberi dagli avversari.

Venendo poi al ‘bilanciatore’, Fofana (Krunic in passato) è l’anello di congiunzione tra difesa e centrocampo, partendo spesso come difensore centrale aggiuntivo per poi potersi spostare a centrocampo in fase di possesso palla.

Le differenze tra i ‘due Milan’

La differenza, e forse la goccia che fa traboccare il vaso quelli che furono i problemi più critici di Pioli in quel momento, la fanno le caratteristiche dei singoli e di Rafael Leao. Ma andiamo con ordine.

  1. Innanzitutto Fofana è un intercettore migliore di Krunic e Reijnders è un giocatore molto più completo rispetto a una stagione fa.
  2. Tammy Abraham e Alvaro Morata sono pseudo centravanti. Entrambi sono meno presenti in area di Olivier Giroud, ma più abili nel movimento, nella costruzione e nel lavorare duro anche in fase di possesso palla.
  3. Theo Hernandez è meno fondamentale rispetto al passato visto che il Milan quest’anno ha un altro terzino offensivo: Emerson Royal.
  4. Con Fonseca il Milan ha scoperto una maggiore versatilità: quasi tutti i giocatori a disposizione dell’allenatore possono ricoprire più ruoli a seconda della situazione (Musah da terzino/centrocampista, Morata da attaccante/trequartista, Pulisic da esterno/trequartista, ecc.). ).
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Foto di Claudio Villa/AC Milan tramite Getty Images

Il simbolo rappresentativo

Una menzione speciale va a Leao, che oggi sembra essere un giocatore diverso rispetto a come lo abbiamo sempre visto nelle cinque stagioni precedenti, quasi tutte con Pioli.

Il portoghese – forse per la prima volta, a parte quando utilizzato come punta d’emergenza – non sembra ancorato alla fascia sinistra. Invece spazia di più e, cosa ancora più importante, sa leggere le situazioni aggredendo lo spazio dietro.

Questa capacità è l’arma in più dell’attacco di Fonseca che può quindi concedersi forse meno fluidità (ma maggiore copertura) rispetto alla fascia destra, e un velocista puro come Leao sempre pronto a scattare in avanti in caso di rapido movimento verticale della palla .

L’esempio perfetto di ciò potrebbe essere la partita dello Slovan Bratislava. Noah Okafor ha faticato sulla sinistra con poca gioia per 45 minuti, Leao è entrato in campo a metà tempo e a metà del secondo tempo ha fatto una brillante corsa dietro il blocco basso dello Slovan, raccogliendo e concludendo per ripristinare il vantaggio.

Guardando il gol segnato ieri sera contro il Sassuolo, si trattava dell’ennesimo diagonale dalla sua posizione abituale verso il lato destro dell’area. Gli dà anche un altro modo per scatenare il suo tiro di destro, dato che di solito taglia e si arriccia.

Un’ulteriore prova può essere trovata nel pareggio per 2-2 con la Lazio all’inizio della stagione, a dimostrazione che non si tratta necessariamente solo di una nuova istruzione. Era appena uscito dalla panchina e aveva segnato in modo molto simile al suo gol più recente.

Il filo conduttore delle partite con i gol citati è il rapporto positivo che sembra aver instaurato con Abraham. I due si sono amalgamati bene: spesso si muovono in tandem, trovandosi con belle combinazioni di gioco e realizzando i rispettivi punti di forza atletici.

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Gli avvertimenti

Per questa valutazione consideriamo innanzitutto tre partite (Empoli, Juve e Sassuolo) tutte giocate a novembre. Potrebbe quindi essere un po’ tardi per provare a tracciare un’identità di squadra che a questo punto della stagione dovrebbe già essere definita.

In secondo luogo, abbiamo ampiamente tagliato fuori la sfida con lo Slovan Bratislava, partita nella quale non si sono ripetute molte delle dinamiche discusse in questo articolo. Il Milan ha segnato tre gol e ha vinto, anche se tutti hanno ammesso che non è stata una prestazione all’altezza.

L’incognita più grande riguarda la stabilità di questo stile di gioco. Per Pioli, subire cinque gol nel derby è stato il motivo per sospendere l’esperimento e passare a un gioco più transitorio, strettamente legato al gioco individuale piuttosto che al lavoro sinergico della squadra.

Ciò che ci fa ben sperare, paradossalmente, è la caparbietà di Fonseca. Il tecnico portoghese ha vissuto finora una prima stagione fatta di alti e bassi, ma a lui va il merito di non aver mai cambiato idea. Quanto durerà? Chissà, ma forse varrà la pena vedere come andrà a finire.