David de Gea ha detto fin dal primo giorno che voleva “fare la storia” con la Fiorentina. Tre mesi dopo, potresti sostenere che il caso ha già avuto successo. Domenica i Viola hanno vinto la settima partita consecutiva in Serie A, 2-0 in casa del Como. Solo una volta prima – nel 1960 – avevano ottenuto un risultato del genere nel massimo campionato italiano.
Lo spagnolo è stato fondamentale. De Gea ha collezionato la sua quinta porta inviolata contro il Como, più di quanto qualunque altro portiere sia riuscito a fare da quando ha esordito in campionato il 15 settembre. Anche lui dovrà lavorare per loro.
La Fiorentina stava difendendo il vantaggio per 1-0 allo Stadio Giuseppe Sinigaglia quando Edoardo Goldaniga ha domato una palla lunga e ha colpito in porta da sei metri. De Gea blocca quel tentativo con il ginocchio e il seguito di Federico Barba con lo stinco prima di balzare per respingere la palla con un pugno prima che il primo giocatore possa forzare a segno il secondo rimbalzo.
L’allenatore del Como, nonché ex compagno di nazionale di De Gea, Cesc Fàbregas, ha detto che “non vedeva una parata simile da anni”. I tifosi della Fiorentina hanno discusso se fosse il massimo che gli avevano visto realizzare con la loro maglia. De Gea ha parato un paio di rigori e molti altri tiri durante la vittoria per 2-1 sul Milan del mese scorso che ha segnato l’inizio di questa serie di sette partite.
Chi avrebbe potuto immaginare prestazioni di questo livello da parte di un uomo che aveva lasciato il Calcio per più di un anno dopo essere stato rilasciato dal Manchester United nel 2023? Si presumeva che De Gea stesse andando in pensione, anche se ha detto: “Non ci avevo mai pensato. È stato difficile trovare la motivazione per un nuovo capitolo dopo 12 anni in un top club”.
Ha continuato ad allenarsi personalmente, lavorando individualmente con un allenatore dei portieri e giocando a padel, ma c’è un grande salto verso l’azione competitiva. Prima di giocare in Serie A, De Gea ha subito tre gol al suo esordio con la Fiorentina: una partita di qualificazione all’Europa Conference League in casa contro il Puskás Akadémia, terminata 3-3.
I presagi per questa stagione allora non erano buoni. La Fiorentina riesce a malapena a superare la squadra ungherese, richiedendo i calci di rigore dopo aver pareggiato entrambe le gambe. Sotto la guida del nuovo allenatore Raffaele Palladino hanno raccolto solo un’altra vittoria nelle prime nove partite ufficiali.
Eppure Firenze, culla del Rinascimento, da allora è diventata una città dove rinascono le carriere calcistiche. Se la forma di De Gea è stata notevole, lo è anche quella di Moise Kean – che non è riuscito a segnare nemmeno una volta in 20 partite contro la Juventus la scorsa stagione, ma domenica è riuscito a segnare il suo 12esimo gol su 15 con la Fiorentina, spiazzando il portiere su cross di la sinistra con un primo tiro nell’angolo in alto.
In tutta la squadra ci sono storie come questa. Il terzino sinistro Robin Gosens, arrivato lo scorso giorno alla Fiorentina, in prestito dall’Union Berlino, ha giocato così bene da riconquistare il posto in Germania dopo un anno intero senza essere convocato. Un altro prestatore, Edoardo Bove – diplomato all’Accademia della Roma che si è guadagnato il soprannome di “cane malato” da José Mourinho mentre lottava per imporsi in prima squadra – ha segnato un gol brillante nella demolizione per 5-1 del mese scorso della sua squadra madre.
Il loro miglioramento collettivo – insieme all’emergere di nuovi giocatori, come il 19enne difensore centrale Pietro Comuzzo – deve molto alla flessibilità di Palladino, che ha iniziato la stagione con una difesa a tre e un press alto ma si è adattato dopo scarsi risultati per un compatto 4-2-3-1. L’enfasi non è più sul riconquistare la palla nella metà campo avversaria, ma sul mantenere una forma difficile da superare e che consenta transizioni rapide.
Anche allora, nulla è rigido. Nella ripresa contro il Como la Fiorentina è tornata a tre, cercando di contrastare avversari che sfruttavano bene l’ampiezza. Soprattutto, Palladino dà la sensazione di essere ben in sintonia con i punti di forza e di debolezza dei suoi giocatori e di costruire strutture che ottengano il meglio da loro.
Certamente non è uno che si lascia coccolare. Invitato dopo la partita di domenica a spiegare quali fili ha mosso per ottenere prestazioni così forti da Kean, Palladino ha risposto: “Moise oggi non ha giocato la sua migliore partita, dal punto di vista tecnico, e gliene ho già parlato. Ovviamente da fuori ognuno vede solo il suo obiettivo”.
Non si poteva biasimarlo per aver voluto restare con i piedi per terra. Quando Palladino è stato nominato per sostituire Vincenzo Italiano quest’estate, la domanda era se avrebbe potuto riempire i panni di un uomo che ha portato la squadra alle finali consecutive di Europa Conference League, non se avrebbe potuto guidare una sfida per il titolo di Serie A.
La Fiorentina non è una creatura in miniatura, né tantomeno pronta per competere nelle prime posizioni della classifica. Il loro monte salari è al tempo stesso il settimo più grande del campionato e meno della metà di quello dell’Inter o della Juventus.
Eppure, a più di un terzo della stagione trascorsa, la classifica mostra la Fiorentina come una delle quattro squadre a un punto dal Napoli capolista. La loro differenza reti di più 17 è la seconda migliore nella divisione.
Come ha scritto Alex Frosio su La Gazzetta dello Sport di lunedì: “È come quella teoria dei bombi. La Fiorentina non è strutturalmente costruita per volare, ma se ne frega e lo fa comunque”.
Magari la prossima partita di campionato, in casa contro l’Inter, potrà servire a fare il punto della situazione. “I ragazzi sono molto ambiziosi”, ha detto Palladino. “Dobbiamo essere ambiziosi, e dobbiamo anche capire che questo è un campionato particolare, un campionato strano, con tante squadre in difficoltà, tanti cambi di allenatore e quindi tante squadre che non hanno trovato quelle ancora automatismi.
“Lo sappiamo. E la cosa che dobbiamo imparare da tutto ciò è non sentirci più forti di quello che siamo. Siamo una squadra che deve lavorare, che deve restare accesa, lavorare tanto in allenamento con spirito di sacrificio e di squadra… Poi magari in futuro guarderemo la classifica e potremo fissare degli obiettivi”.
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