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Louis Chedid, “Dreamer, dreamer” ovvero le melodie della felicità

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Naturalmente c'è Matteo che, senza doversi fare un nome, ha creato un universo articolato attorno ad una semplice lettera. Così come sul palco c'è Anna alias Nach; Joseph, anche lui musicista, venuto, in particolare, a completare il quadrato magico per il progetto familiare del 2015. Infine, non bisogna dimenticare la maggiore dei fratelli, Émilie, regista e illustratrice.

Tuttavia, per quanto esperto possa essere il figlio, Louis Chedid non è solo un padre. Lungi da ciò…

Non solo i suoi mezzo secolo di carriera parlano per lui, ma la sua capacità di continuare a migliorare la sua discografia con canzoni accattivanti e mirabilmente realizzate dimostra che è ancora ben consolidato sul trono di famiglia oggi. E non lo è Sognatore, sognatorefiglio Studio dell'album 18e che confonderà la questione.

L'arte della semplicità

Louis… Il nome di battesimo di un monarca per un ragazzo la cui famiglia dovette, un giorno, fuggire dal Libano per l'Egitto prima che i suoi genitori si stabilissero a Parigi. Il bambino aveva appena pochi mesi. Da allora sono trascorse 76 primavere. Una sciocchezza per questo ex studente di cinema, che ha finito per optare per la carriera musicale.

Proveniente da una promozione fittizia che comprendeva Souchon, Voulzy e altri Shellers, l'artista ha poi lasciato alcuni brani indimenticabili al repertorio francese moltiplicando gli esercizi di stile. A partire dalla capacità di giocare con le parole per estrarre pezzi che canticchiamo senza nemmeno rendercene conto. Esempio con Potresti non essere bellaun inno quasi infantile che denuncia, dietro la sua allegra melodia, la stupidità degli uomini. Un “armeggiare” scritto in meno di tre ore, tanto da far dubitare, a torto, della sua attualità. Era il 1978. Louis Chedid scoprì di avere un dono: quello di elevare la semplicità al rango di arte. Sarà così anche per qualche altro successo: quello cinematografico Sostenere, Il bello, Così sia o, in un registro più solenne, almeno sul piano della narrazione, Anne, mia sorella Anne.

Madeleine di Proust

Chedid conduceva la sua barca con discrezione, senza mai rinunciare ai suoi impegni ma senza nemmeno brandirli con la bava sulle labbra. A “Se non sei con me, sei contro di me” ambient, porta con sé tutta una serie di sfumature, dimostra che non siamo più convincenti perché parliamo più forte degli altri.

E quando le sue canzoni non evocano le debolezze umane, raccontano di giorni felici: “Porte d'Orléans, Nationale 7/Dopo 800 chilometri/Un bastione sulla collina/Cicadas come bonus. » Chedid canta Bouc-Bel-Air e fece della città situata tra Marsiglia e Aix-en-Provence la sua Bastide Neuve, il suo Garlaban. Ancora una volta, con parole semplici che ti faranno quasi sentire i profumi della macchia così come il suo amico Cabrel riesce a farti sentire lo schiocco dei rami ottobre. Nonostante gli anni, il bambino interiore sta ancora ribollendo.

“Cose belle”

Sognatore, sognatore arriva nel cuore di un autunno dove la natura infuria e l'attualità impallidisce al confronto. Districandosi dalla tristezza ambientale, Louis Chedid continua la sua lunga carriera privilegiando quelle che Zabou Breitman chiama “cose belle”. Un approccio che gli permette di illustrare belle canzoni in cui si tratta di amore, felicità, preoccupazione per gli altri (io sono qui, Quando amiamo). “Cose” meno facili da mettere in musica poiché l'approccio non mira a formare un bruco umano con uno zio Jules carico come un barile in testa.

Supportato da Stan Neff (Tété, Kid Francescoli, Lilly Wood & the Prick…) nella registrazione, nel mixaggio e nella produzione, circondato da solidi musicisti (tra cui François Poggio alle chitarre), Louis the Great ha potuto contare anche sul sostegno della famiglia: sua moglie Emmanuelle firma un testo (La felicità mi rende felice), Anna fornisce alcuni cori e Matthieu esegue alcuni assoli ben bilanciati senza mai aggiungere una nota di troppo (Battito del cuore, sono qui, Felicità…).

Tra prelibatezze acustiche (Ballerini di prato) e pastiglie dal suono latin jazz (La mia anima e io), il patriarca gioca con gli stili.

La forza delle corde

Partendo da una base di una quarantina di pezzi, ne conservò soltanto dodici e scelse di proporne due versioni Battito del cuore che aprono e chiudono questo nuovo capitolo. Ne risulta un album vario, una vera e propria bolla in cui è bene isolarsi (Ci siamo detti e la sua morbidezza cotonosa rafforzata dalla finitura Moog). Gli archi arrangiati e diretti da Rémy Galichet (Daniel Darc, Alain Chamfort, Yael Naïm…) sono uno dei punti di forza del disco. A volte arrivano al punto di evocare il ricordo di chi ha coperto un classico come Crimine del secolo dei Supertramp, in particolare un brano come Se tutti stessero ascoltando di cui troviamo alcune tracce di DNA I battiti del cuore.

Arpeggi artificiosi, sottigliezza del verbo, Chedid si interroga costantemente: “Spesso la gente mi dice: “Con la carriera che hai, non hai più niente da dimostrare.'' Dico loro che è esattamente il contrario. »

Sobrietà

Questa vivacità d'animo dà tutta la sua consistenza alla famosa bollicina. Perché la fuga è consentita Sognatore, sognatore (“In fondo alla classe/Quando il mio sguardo era/Dalla lavagna davanti/Uno schermo cinematografico”) è controbilanciato da Come te e il suo tema che evoca i migranti, ricordando opportunamente che, in un contesto di guerra, nessuno lascia il proprio Paese per puro piacere (“Non intendo farti del male, ma dove vuoi che vada”).

Paternità (Quando ti ho visto nudo) e perfino la morte (Il treno delle nuvole) vengono affrontati con una delicatezza e sobrietà che rendono toccante questo nuovo album. Seducente, per non dire subito accattivante, ma soprattutto profondamente accattivante.

“Ogni volta che mi imbarco in una nuova avventura discografica, mi chiedo se riuscirò a scalare questa montagna, ma soprattutto se mi divertirò ancora (…) E invece no, rimango sempre piacevolmente sorpreso dall'emozione che ne deriva su di me quando suono la chitarra o il pianoforte, quando trovo una melodia che cattura la mia attenzione o quando gratto il foglio alla ricerca di quelle parole che faranno risuonare le note che ho composto”spiega.

I messaggi vengono inviati, la partita è vinta. In caso di lentezza, dimentica l'erba di San Giovanni, la passiflora e gli altri papaveri della California. Rivolgiti invece a questo disco che si può ascoltare tutto d'un fiato e al quale torniamo perché ci fa sentire bene. Nel cuore e nel corpo, come direbbe l'altro.

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