Il Marocco sta adottando un approccio sempre più assertivo nella gestione del Sahara Occidentale, ex colonia spagnola e questione centrale della sua politica estera. Mentre l’autoproclamata Repubblica Araba Democratica Saharawi (SADR) Rivendicando l’indipendenza in nome del diritto all’autodeterminazione, Rabat propone un’autonomia che riconosca i territori – già in gran parte sotto il suo controllo – come parte integrante dello Stato marocchino. L’Italia, a causa della sua forte dipendenza dal gas algerino, adotta una posizione più cauta nei confronti del “Piano Autonomia” marocchino. Tra le iniziative in corso per rafforzare i legami bilaterali, spicca la visita del Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajaniin Marocco, anche se non ci sono ancora date ufficiali. Aspettando l’arrivo di Donald Trump Alla Casa Bianca, che nel suo primo mandato ha riconosciuto la sovranità del Marocco sull’ex colonia spagnola, una maggiore chiarezza da parte di Rabat sui contenuti specifici del piano di autonomia in 35 punti potrebbe favorire ulteriormente il dialogo e il consenso internazionale.
L’idea del piano lanciato da su Mohamed VI è quello di garantire un’ampia autonomia alla regione, preservando la sovranità marocchina e l’unità nazionale. Il piano prevede che i Saharawi gestiscano autonomamente i propri affari attraverso organi legislativi, esecutivi e giudiziari, con poteri esclusivi in settori come l’economia, la cultura, l’ambiente e i servizi sociali. La sovranità dello Stato rimarrebbe invece legata alla difesa, alla politica estera e ai poteri costituzionali del re. Il piano – sostenuto da 115 Paesi membri dell’Onu, tra cui 20 Stati dell’Unione Europea, da ultima l’Ungheria – prevede al punto 8 un “referendum delle popolazioni colpite”, offre un’amnistia generale e il reinserimento degli esuli, con l’obiettivo di una soluzione politica definitiva attraverso negoziati.
Durante l’ultimo briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 16 ottobre, Staffan de Misturainviato personale del segretario generale dell’ONU per il Sahara Occidentale, ha invitato il Marocco a fornire dettagli concreti sul contenuto del suo Piano di Autonomia del 2007. “Se il concetto di autonomia ha suscitato interesse e il piano marocchino di tre pagine sembra guadagnare terreno a livello bilaterale, io. Penso che questo crei anche un’aspettativa, se non un diritto, di capire meglio cosa comporta questo piano”, ha detto de Mistura. L’ex vice ministro degli Esteri italiano ha sottolineato che questa chiarezza è necessaria non solo per le persone coinvolte, ma anche per il Consiglio di Sicurezza e per i paesi che sostengono il piano.
De Mistura ha sottolineato che il Piano di Autonomia dovrà specificare come garantire una forma credibile e dignitosa di autodeterminazione alla popolazione del Sahara Occidentale. “È tempo di esplorare i percorsi che il Marocco concretamente immagina. Per questo è fondamentale che Rabat fornisca i dettagli della sua visione”, ha affermato il politico e diplomatico italo-svedese, ex compagno di classe di Mario Draghi presso il Liceo Massimiliano Massimo di Roma. De Mistura ha inoltre ricordato che il Ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, durante un incontro a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU, ha riconosciuto l’urgenza di spiegare e ampliare il piano del 2007.
Nel suo briefing, de Mistura ha affrontato anche altri aspetti rilevanti, tra cui l’impatto regionale del conflitto e il deterioramento delle condizioni umanitarie nei campi profughi di Tindouf, sottolineando l’importanza di evitare un’ulteriore escalation tra il Fronte Polisario e il Marocco. Il rappresentante delle Nazioni Unite ha ribadito l’urgenza di raggiungere una soluzione giusta, duratura e reciprocamente accettata che garantisca l’autodeterminazione al popolo sahrawi. Infine, de Mistura ha avvertito che i prossimi sei mesi saranno cruciali per determinare il futuro delle Nazioni Unite nella gestione della crisi. “Se non ci saranno progressi significativi entro aprile 2025, sarà necessario riconsiderare il ruolo delle Nazioni Unite nel facilitare il processo politico”, ha concluso.
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