L'annuncio ha avuto l'effetto di un tuono nella notte di N'Djamena. In un comunicato stampa pubblicato giovedì 28 novembre, poche ore dopo la conclusione della visita in Ciad del ministro degli Affari esteri francese, Jean-Noël Barrot, il governo ciadiano ha dichiarato “porre fine all’accordo di cooperazione in materia di difesa firmato con la Repubblica francese”.
L'annuncio coglie di sorpresa tutti gli osservatori, mentre il ministro e il suo entourage non hanno lasciato nulla da mostrare dopo l'incontro con il presidente Mahamat Idriss Déby. “La Francia deve ora considerare che il Ciad è cresciuto e maturato, che il Ciad è uno Stato sovrano e molto geloso della sua sovranità”, ha semplicemente indicato il suo omologo ciadiano Abderaman Koulamallah al termine di una dichiarazione congiunta dedicata essenzialmente alla guerra civile sudanese.
Iscritto da Il mondo in serata, il capo della diplomazia ciadiana ha assicurato che l'incontro si è svolto senza incidenti, che si trattava di una decisione “considerato attentamente” e che la scelta della data non deve nulla al caso poiché il 28 novembre segna il 66e anniversario della proclamazione della Repubblica in Ciad.
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Koulamallah non ha specificato se si tratta di una decisione unilaterale o presa in consultazione con le autorità francesi – che non avevano ancora reagito venerdì mattina presto. L'annuncio arriva in un contesto sempre più incerto per il futuro della presenza militare francese in Africa. Lo stesso giorno, il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye ha dichiarato in un'intervista a Mondo che lui “presto non ci saranno più soldati francesi” nel suo paese. Negli ultimi anni, l’esercito francese è stato successivamente cacciato dal Mali, dal Burkina Faso e dal Niger dopo una serie di colpi di stato e l’avvento al potere di giunte ostili a Parigi. Il Ciad, tuttavia, si distingue da questi paesi del Sahel garantendo ciò “Questa decisione non mette in alcun modo in discussione le relazioni storiche e i legami di amicizia tra le due nazioni”. Il comunicato ciadiano lascia la porta aperta a “dialogo costruttivo per esplorare nuove forme di partenariato”.
L'ultimo alleato nel Sahel
Il colpo rimane comunque duro per la Francia, anche se il Ciad è stato il suo ultimo alleato nel Sahel e l’ultimo baluardo contro la crescente influenza della Russia, che ha schierato forze paramilitari in diversi paesi di confine. Dopo lo choc provocato dalla visita del presidente ciadiano a Mosca in gennaio, dove è stato ricevuto dal suo omologo Vladimir Putin, Emmanuel Macron ha cercato di rinsaldare i rapporti con N'Djamena inviandovi il suo “inviato personale” per riconfigurare il paese Sistema militare francese nel continente, Jean-Marie Bockel. Quest'ultimo ha poi dichiarato la sua «ammirazione» per la transizione ciadiana, e assicura riguardo alle truppe francesi in Ciad: “Dobbiamo restare, e ovviamente resteremo”. Lunedì Bockel ha presentato al presidente il suo rapporto in cui raccomanda di ridurre il numero di soldati dispiegati nel continente, compreso in Ciad.
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