Al giorno d'oggi tutti hanno bisogno di una storia sulle origini. Ogni personaggio di supereroi ne ha almeno uno, anche la Malvagia Strega dell'Ovest ne ha uno (è Malvagio, per chi non capisce il riferimento), quindi ora è il turno di Mary. Sappiamo in modo piuttosto dettagliato dalla Bibbia ciò che Maria passò per avere il bambino Gesù, ma sembra che, a parte il canto di Maria, noto come il Magnifcat, non conosciamo la sua vita interiore.
La nuova epopea biblica di Netflix Maria vuole cambiare la situazione. Riformula la storia della Natività attraverso gli occhi della sua figura centrale, offrendo una narrazione profondamente personale e intima. Questa nuova prospettiva consente agli spettatori di vivere il viaggio di Mary come lei avrebbe potuto sentirlo, stratificato con dubbi, paure e incrollabile determinazione. La narrazione pone Mary saldamente al centro del racconto (come dovrebbe), lasciando che la sua voce e le sue emozioni guidino il pubblico attraverso gli eventi familiari ma profondi mentre si svolgono.
La performance dell'attrice israeliana ventunenne Noa Cohen nei panni di Mary è la pietra angolare del film, catturando il suo conflitto interiore e la sua forza silenziosa con notevole finezza. Attraverso i suoi occhi, gli aridi paesaggi della Terra Santa si trasformano da semplici fondali a testimoni silenziosi delle sue prove e dei suoi trionfi. La cinematografia enfatizza questa intimità, utilizzando luci, ombre e ampie distese per rispecchiare il viaggio emotivo e spirituale di Mary.
Diretto da DJ Caruso (Disturbia) e scritto da Timothy Michael Hayes, il film vede protagonista anche Anthony Hopkins nei panni del sanguinario re Erode, alla caccia del neonato Gesù, protetto da Maria che è in fuga con Giuseppe (Ido Tako). Caruso ha affermato che il film è una storia di “raggiungimento della maggiore età” su una “giovane donna intelligente e volitiva che affronta sfide enormi: superare lo stigma sociale, sfuggire a un re geloso e sopportare il peso di un destino che cambia il mondo”. Il regista ha anche detto che era “importante per noi che Mary, insieme alla maggior parte del cast principale, fosse selezionata da Israele per garantire l’autenticità”.
Le scelte moderne nella narrazione, come raffigurare Gabriele come una presenza oscura, quasi astratta e concentrarsi sulle lotte interiori di Mary, invitano gli spettatori a vederla come una figura profondamente umana. Questi allontanamenti dalle rappresentazioni tradizionali potrebbero essere inquietanti per alcuni, in particolare nella loro de-enfasi sugli interventi divini palesi. Tuttavia, questo approccio accresce l'umanità dell'esperienza di Maria, rendendo la sua fede e il suo coraggio ancora più toccanti.
In definitiva, Maria è una meditazione sulla fede, sulla resilienza e sul peso di una chiamata straordinaria. Non evita di porre domande stimolanti, spingendo gli spettatori a impegnarsi con la storia in modi che vanno oltre la dottrina o la tradizione. Lasciando che sia Mary stessa a prendere le redini della narrazione, il film trasforma la sua storia in un'esplorazione della speranza e dell'umanità riconoscibile e profondamente toccante.
Sia che tu abbracci questa reinterpretazione o la trovi provocatoria, Maria è una rivisitazione audace di una storia che sembra fresca, nonostante la familiarità di questa storia.
L'epopea del Nuovo Testamento sarà disponibile su Netflix in tutto il mondo dal 6 dicembre.
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