Non s’è capito se il gol all’ultimo secondo sia stato annullato dall’arbitro o dal Var, oppure da tutt’e due. Ma s’è capito che era fallo su Di Gregorio in uscita alta.
La sconfitta sarebbe stata immeritata per la Juve. Che ha brillato per impegno e ordine tattico, non per proposta offensiva. Tutto come al solito: la gestione bianconera autografata da Thiago Motta non offre ormai sussulti né saliscendi. Però la solidità va elogiata, soprattutto per un pareggio che offre buone opportunità di qualificazione ai play off di Champions Leagueanche se i prossimi impegni saranno tutt’altro che banali, a partire dal Manchester City di Guardiola, graffiato dalle ultime avversità.
Pagelle in ordine di formazione schierata. Di Gregorio massiccio; Savona maturo ma poi pizzicato dal “solito” guaio muscolare e rimpiazzato dal rinfrancato Danilo; Kalulu e Gatti rocciosi; Cambiaso sfiancato; Locatelli guardiano del faro tattico; Thuram esagerato ma anche confuso; Conceiçao assai frizzante e Yildiz appena frizzantino; Weah generoso e Koopmeiners misterioso.
Anche evitando l’imbarazzante proporzione con i 60 milioni versati all’Atalanta, l’olandese dà l’impressione di non sapere cosa fare, né dove andare. Vagabondo negli schemi di Thiago Mottavago nelle sporadiche iniziative individuali. La delusione Koopmeiners viene compensata dalla splendida effervescenza di Conceiçao, incontenibile per novanta minuti e protagonista nel miracoloso salvataggio del Dibu Martinez a metà ripresa.
A fine ripresa, come detto, il brivido caldo del gol annullato all’Aston Villa. L’emozione in coda al match ma – almeno stavolta – senza una coda di polemiche superflue. Era fallo su Di Gregorio.
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