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Carta bianca: il Ministro Glatigny svela la speranza di una Scuola di successo per tutti

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La Piattaforma per la Lotta al Fallimento Accademico riunisce attori associativi e sindacali del e del mondo scolastico con l’obiettivo di trasformare il sistema scolastico, permettendogli veramente e concretamente di svolgere il suo ruolo di servizio pubblico: quello della parità di accesso per ogni studente alle condizioni del loro successo e del loro sviluppo, nel rifiuto di qualsiasi produzione di disuguaglianze educative.

Mentre il mondo dell’istruzione si mobilita in maniera massiccia questo 26 novembre di fronte a varie misure di risparmio di bilancio nel settore dell’istruzione, la Piattaforma per la lotta contro il fallimento accademico esprime le sue preoccupazioni riguardo alle varie misure adottate o previste che fanno nascere la speranza di un insegnamento finalmente al servizio dell’uguaglianza tra gli studenti e della lotta contro l’insuccesso accademico. Esclusione dei giovani “tardivi” dalla scuola senza dare loro scelta né garantire sostegno, mantenimento del carattere certificativo della CEB e innalzamento della soglia di successo al 60%, rafforzamento delle misure di selezione durante il percorso degli studenti, indebolimento del nucleo comune: più che mai la politica sembra voler coniugare l’istruzione con la retrocessione.

Già 10 anni fa la Piattaforma chiedeva la fine della scuola delle retrocessioni

In vista delle elezioni del 2014, di fronte alla terribile constatazione che la nostra educazione nella Federazione Vallonia-Bruxelles (FW-B) è stata allo stesso tempo paladina della ripetizione, della retrocessione e dei sistemi educativi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) che producono le maggiori disuguaglianze educative, la Piattaforma per la lotta contro l’insuccesso scolastico, sostenuta da numerose associazioni della società civile, nonché dal Delegato Generale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Infanzia del mondo accademico, hanno invitato donne e politici ad affermare la volontà di valutare a 360° la situazione didattica in FW-B con tutte le sue componenti, in un’ottica di rifondazione della Scuola: oggettivazione dei dati, freni identificativi al cambiamento, dibattiti plurali senza tabù per una evoluzione globale, concertata e pianificata del sistema educativo con l’obiettivo di passare da una scuola di retrocessione e fallimento massiccio a una scuola di successo per Tutto.

Il resto lo sappiamo. I ministri Milquet e poi Schyns (cdH) hanno aperto il grande progetto che ha portato all’elaborazione di due rapporti fondamentali: un inventario, senza concessioni, condiviso da tutti gli attori della scuola messi al lavoro per due anni, e una visione di una scuola del 21° secolo . Il governo ha adottato una tabella di marcia elaborata nel corso di diverse legislature, il parere numero 3 del Patto per l’eccellenza dell’insegnamento, per riformare radicalmente il nostro sistema educativo. Il progetto faro, che ha sostenuto tutte le altre riforme ad esso collegate: la costituzione di un nuovo nucleo politecnico comune fino ai 15 anni con l’obiettivo di fornire a tutti gli studenti le stesse basi di conoscenze e competenze – che ha comportato l’eliminazione del natura certificativa del test CEB.

Dopo diverse distorsioni, si disfa

Un grave scostamento da questo principio era già stato apportato nelle precedenti legislature, non eliminando la natura certificativa del test CEB. Concretamente questo significa che per continuare il tuo cammino nel nucleo comune devi conseguire un diploma. Ma perché mantenere un cuneo nel mezzo di un corso che vuole essere continuo e comune a tutti gli studenti, quando il concetto stesso di nucleo comune implica il progredire insieme lungo tutto esso, ed esistono tutte le modalità di valutazione che consentono al docente di verificare i progressi dello studente e adattare il proprio supporto didattico per consentire l’acquisizione del materiale.

La breccia è rimasta aperta, Valérie Glatigny, nuova ministra dell’Istruzione, vi si è precipitata. Le misure che verranno votate in Parlamento questa settimana, e molte altre che figurano nell’accordo di governo, prefigurano il ritorno della visione di una scuola selettiva, dove il successo non è un obiettivo per tutti e dove crediamo che gli studenti troppo deve essere parcheggiato in ritardo o in difficoltà, chi nell’area specializzata (ce che è contrario agli obiettivi delle Convenzioni sui diritti dell’infanzia e sui diritti delle persone con disabilità)chi in un 1° differenziato, chi nell’istruzione qualificante… o anche per chi è più indietro, escluso dall’istruzione.

Lo schema di decreto programma attualmente all’esame del Parlamento prevede l’esclusione dall’obbligo scolastico degli studenti di 3a e 4a secondaria che non siano regolarmente iscritti. Stesso discorso per gli studenti che hanno già il CESS: per loro sarà impossibile iscriversi ad una specializzazione di 7a qualifica tecnica o professionale e verranno indirizzati alla promozione sociale e al lavoro. E il futuro è lastricato dello stesso” Bene “intenzioni: nuova prova esterna “CLE” che conterebbe per la pagella della 3a primaria, innalzando al 60% il tasso di successo delle prove esterne, mantenendo (fino a quando?) il primo livello differenziato per relegare chi boccia il CEB, rafforzamento/concentrazione delle attività di orientamento nella scuola secondaria 3 minando così il nucleo comune, ecc.

Concretamente, ciò significa, per gli studenti interessati, la rottura dello spirito del nucleo comune: gli studenti che non hanno il CEB saranno nuovamente separati dagli altri al momento dell’ingresso nella scuola secondaria, nonostante il quadro giuridico incluso nel Codice dell’istruzione. Mantenendo la prima differenziata, anche temporaneamente, si organizza strutturalmente la segregazione scolastica creando gruppi omogenei permanenti! Uscire dalla diversità sociale e dalle pari opportunità.

Bisogna riscoprire il contratto sociale della scuola

I timori per l’occupazione e lo status degli insegnanti e il definanziamento dell’istruzione ufficiale non sono le uniche misure che preoccupano le parti interessate dell’istruzione. L’attuazione del nucleo comune, che è stato oggetto di un accordo unanime da parte di tutti i soggetti interessati della scuola, è in pericolo. La riforma globale concertata si sta progressivamente svuotando della sua sostanza. Le conseguenze di questo declino avranno ovviamente un impatto sulle popolazioni più vulnerabili. È accettabile?

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