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ogni 10 minuti nel mondo una donna viene uccisa da una persona cara

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Secondo un rapporto pubblicato lunedì 25 novembre, il 60% delle donne uccise nel mondo nel 2023 erano vittime del coniuge o di un membro della famiglia.

L'Onu parla di “un livello allarmante”. Secondo i dati pubblicati dalle Nazioni Unite lunedì 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza contro le donne, nel 2023 almeno 85.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente in tutto il mondo, la maggior parte da parenti.

“La casa resta il luogo più pericoloso” per le donne, il 60% di loro sono vittime “del coniuge o di altri membri della famiglia”, rileva il rapporto dell'Ufficio di Vienna delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) e l’organizzazione newyorkese UN Women. Ciò rappresenta 140 donne uccise da una persona cara ogni giorno o una ogni 10 minuti.

Questo fenomeno “valica i confini, colpisce tutte le categorie sociali e tutte le fasce d’età”, con Caraibi, America Centrale e Africa le regioni più colpite, prima dell’Asia. Nel continente americano e in Europa i femminicidi vengono perpetrati soprattutto dal partner, mentre nel resto del mondo sono i familiari ad essere più spesso coinvolti.

“Molti omicidi potrebbero essere evitati”

Secondo i dati disponibili in alcuni paesi, tra cui la Francia, molte vittime hanno denunciato violenze fisiche, sessuali o psicologiche prima della morte.

“Ciò suggerisce che molti omicidi avrebbero potuto essere evitati”, sottolinea lo studio, ad esempio mediante “misure ingiuntive giudiziarie”.

Nelle regioni in cui è possibile stabilire una tendenza, il tasso di femminicidi è rimasto stabile o è diminuito solo leggermente dal 2010, a dimostrazione che questa forma di violenza “è radicata nelle pratiche e nelle norme” ed è difficile da sradicare, rileva l'UNODC che ha analizzato la situazione dati raccolti in 107 paesi.

Nonostante gli sforzi intrapresi in diversi Paesi, “i femminicidi restano a un livello allarmante”, notano gli autori. Ma “questo non è inevitabile”, secondo la direttrice di UN Women, Sima Bahous, citata in un comunicato stampa, che invita i paesi a rafforzare l'arsenale legislativo e a raccogliere meglio i dati.

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