Cittadini francesi, state tranquilli: la polizia dell'informazione e del pensiero veglia su di voi e su di voi. Questa è la missione di Arcom e nulla le sfugge. È così che questa organizzazione ha deciso di chiudere la finestrella a chi aveva scelto C8 per informazione e intrattenimento. Un canale che ha molti difetti. Appartiene a un uomo ricco e, nel nostro Paese, non amiamo i ricchi né le persone di successo, in virtù del rivoluzionario principio di uguaglianza.
Nel nostro Paese, che ha nel motto la prima parola “Libertà”, la sua tutela in materia di informazione è affidata dai politici eletti a un Soviet del quale ci viene detto che la garanzia della sua imparzialità è dovuta al fatto che i nove membri che lo dirigono sono nominati da autorità diverse e distinte. Il Presidente (con onore) dal Presidente della Repubblica, tre consiglieri dalla Presidenza dell'Assemblea Nazionale, tre consiglieri dalla Presidenza del Senato, un consigliere dalla Vicepresidenza del Consiglio di Stato e un consigliere dalla prima presidenza della Corte di cassazione. Dietro o sotto a tutte queste persone che dovrebbero garantirci l'imparzialità, ci sono dieci dipartimenti con altrettanti direttori e, in totale, 335 agenti di tutti i gradi ben pagati, perché non scioperano mai, e 46,6 milioni di euro di bilancio. È quindi questa “cosa” che ha il compito, come si suol dire, di vigilare sulle nostre informazioni e sui nostri pensieri. Decide, sanziona e la controversia può essere portata davanti al Consiglio di Stato, uno dei cui membri partecipa alla decisione in qualità di consigliere. È un po’ come giudice e giuria!
In questa istituzione, ciò che più mi dà fastidio è il fatto che, nella pratica, il potere politico rappresentato dagli eletti soggetti alla censura degli elettori delega, o meglio abbandona, il suo potere a un'organizzazione per questo che non risponde di niente a nessuno. Si può obiettare che si tratta di una missione tecnica che non rientra nelle competenze degli eletti. Ma l'aspetto tecnico della missione non rientra necessariamente nelle competenze del presidente prescelto e dei suoi consiglieri che dispongono, per informarli, dipartimenti con altrettanti direttori, una segreteria e servizi. Allora perché delegare la decisione a terzi che non risponderanno mai delle loro azioni alle persone a cui viene fatto credere di essere sovrani?
Così si può condannare un canale televisivo perché ha un “audience” importante e perché non piace alle autorità, che possono farlo sparire senza essere coinvolti nell'operazione. Non siamo noi, non sono io, è Arcom!
È così che in questo Paese di libertà, abbandoniamo questo bene prezioso a persone irresponsabili.
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