Il testo è importante, la sua elaborazione richiederà quasi quattro anni e mezzo e potrebbe diventare uno degli atti più significativi del secondo mandato di Anne Hidalgo al municipio di Parigi. Mercoledì 20 novembre gli eletti della capitale dovranno pronunciarsi sul nuovo Piano urbanistico locale parigino (PLU), cioè sul documento che dovrà delineare il volto della città per i prossimi quindici-vent'anni. L'esito del voto non dovrebbe riservare grosse sorprese. A destra, i gruppi hanno presentato circa 170 emendamenti per denunciare l'eccessiva densità, le regole inattuabili, un attacco al patrimonio, e colgono l'occasione per denunciare la politica generale di trasformazione del capitale portata avanti dalla squadra in carica.
La maggioranza unita (socialista, ambientalista, comunista) ne è entusiasta “rivoluzione urbana”. “Questo PLU segnerà una svolta nella progettazione di una città come Parigi. È anche ampiamente seguito a livello internazionale”ha annunciato giovedì 14 novembre al Pavillon de l'Arsenal Lamia El Aaraje, la nuova deputata all'urbanistica del sindaco socialista. Davanti a lei, una platea di architetti, avvocati e investitori, venuti a scoprire gli ultimi aggiustamenti apportati al documento, che entreranno in vigore non appena il prefetto regionale ne avrà convalidato la legalità. Probabilmente entro la fine di novembre.
Tutti sanno che il Comune, per soddisfare le sue ambizioni ambientali e la sua esigenza di produrre alloggi più accessibili, ha spinto lontano l'innovazione giuridica e ha introdotto nuove nozioni con cui dovrà confrontarsi. La revisione delle regole urbane parigine – un processo che avviene solo ogni quindici-venti anni – ha anche la reputazione di avere ripercussioni ben oltre la tangenziale. I meccanismi trovati da Parigi per costringere i professionisti del settore immobiliare ad uso ufficio a produrre anche alloggi, a rendere ogni lotto il più verde possibile e a rilasciare un permesso solo se il progetto migliora anche il quartiere, potrebbero ispirare altri nel modo di costruire la città.
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L'ordine è chiaro quando nel 2020 MMe Hidalgo, appena rieletto, annuncia la revisione delle regole edilizie nella capitale. Lo sforzo di creare alloggi a prezzi accessibili rimane una priorità, ma c’è un’altra urgenza: accelerare l’adattamento della città al riscaldamento globale. Nel 2050 il clima parigino sarà lo stesso di quello di Siviglia oggi. Se non si farà nulla, questa città minerale, dove mancano gli spazi verdi, dove molte facciate sono ancora senza persiane, dove d'estate le case sotto i tetti di zinco sono dei forni, sarà davvero invivibile. Il futuro PLU deve essere “bioclimatico”insistette il sindaco, affidando a Emmanuel Grégoire, il suo primo deputato dell'epoca, questo vasto progetto che egli avrebbe gestito fino alla sua partenza per l'Assemblea nazionale a giugno. Lunedì 18 novembre, alla vigilia del Consiglio di Parigi, l'ex delfino, in contrasto con il sindaco da diversi mesi, si è dichiarato candidato alle elezioni comunali del 2026.
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