La Francia è “obbligata” a collaborare con la Corte penale internazionale, come altri 123 paesi, per arrestare Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini contro l’umanità.
Cosa farà la Francia se Benjamin Netanyahu rinuncia al suo ruolo? La posizione del governo francese, dell'Eliseo e del Quai d'Orsay è molto chiara: Parigi “sostiene la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l'impunità in tutte le situazioni”. Un comunicato stampa è stato addirittura scritto espressamente per spiegarlo, quando il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha richiesto mandati di arresto contro leader israeliani, tra cui Benjamin Netanyahu, nonché contro il movimento islamico palestinese Hamas.
Giovedì 21 novembre, la Corte penale internazionale ha dato seguito alla richiesta del suo procuratore e ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano, il suo ex ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas, Mohammed Deïf. La Francia è quindi tenuta a mettere in discussione queste tre personalità (Mohammed Deïf è stato dichiarato morto da Israele).
La Corte penale internazionale espone in un lungo comunicato pubblicato sul suo sito le ragioni che l'hanno spinta ad emettere questi mandati di arresto. Dice di avere “fondati motivi per credere” che Netanyahu e Gallant “abbiano la responsabilità penale per il crimine di guerra di usare la fame come metodo di guerra”. La corte sospetta inoltre il primo ministro israeliano e il suo ex ministro di “crimini contro l'umanità”, precisando che vi sono ragioni per ritenere che essi siano responsabili di: “omicidi, persecuzioni e altri atti disumani”, nonché di “attacchi intenzionalmente diretti contro popolazione civile”.
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