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Al processo per gli “stupri di Mazan”, un quarto degli imputati ha affermato di aver subito violenze sessuali durante l'infanzia

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Nell’ambito del processo sugli stupri di Mazan è emersa una realtà inquietante. Più di un quarto dei 51 uomini perseguiti stupro aggravato Gisèle Pelicot affermano di essere state vittime di violenza sessuale durante la loro giovinezza, analizza Info in un articolo.

Un esempio tra gli altri: mercoledì 6 novembre Cédric G., 50 anni, ha sconvolto l'aula della corte di Avignone condividendo la sua storia personale.

Descritto dai suoi ex compagni come violento e pericoloso, ha parlato di ciò che chiama “il primo punto di svolta” della sua vita.

“È strano per me perché Ho molti problemi a usare il termine stupro. Tendo addirittura, nel lavoro che svolgo con lo psicologo, a usare la parola 'furto'.”

Durante l'esame della personalità, il principale imputato, Dominique Pelicot, ha affermato di essere stato violentato all'età di 9 annipoi costretta a partecipare a uno stupro all'età di 14 anni, che presumibilmente l'ha influenzata “perversione”.

Anche uno dei coimputati, Jean-Pierre M., ha finito per consegnare, con difficoltà, un resoconto agghiacciante degli stupri e degli abusi subiti da bambinoanche un altro Lionel R. testimonia di atti sessuali forzati.

Le principali vittime sono le donne

Nell’ambito del procedimento penale, “la difficoltà” è dimostrare “l’esistenza di questa violenza”auto alcuni aggressori potrebbero utilizzare questo argomento come difesa.

Per lo psichiatra Guillaume de La Chapelle, che cura le vittime di violenza sessuale infantile, il “rischio principale” per loro significa subire successivamente violenza, anche da adulto, “non diventare un aggressore”.

Più in generale, Dal 30 al 35% degli autori di violenza sessuale sono stati vittime essi stessi, rispetto solo al 10% della popolazione generalegli psicologi concordano.

Tuttavia, lo psichiatra Laurent Layet avverte contro la convinzione semplicistica che le vittime diventino sistematicamente aggressori. Lo ricorda su France Info“un’altra strada è sempre possibile”.

Resta però una constatazione: le donne restano le principali vittime, rappresentano l'85% dei casi, secondo il Ministero dell'Interno.

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