Mercoledì la procura nazionale delle finanze ha chiesto un processo davanti al tribunale penale, in particolare per corruzione e traffico d'influenza contro il ministro della Cultura Rachida Dati e l'ex capo del gruppo automobilistico Renault-Nissan, Carlos Ghosn, ha detto venerdì il pubblico ministero.
I due imputati contestano le accuse in un caso giudiziario indagato dal 2019 a Parigi e con pesanti questioni politiche di attualità, essendo Rachida Dati una delle figure principali del governo di Michel Barnier.
Rachida Dati è sospettata di aver ricevuto 900.000 euro dalla RNBV, filiale dell'alleanza Renault-Nissan, senza compenso per lavoro reale, tra il 2010 e il 2012. All'epoca era avvocato ed eurodeputata (2009-2019), cosa che avrebbe potuto è servito a nascondere l’attività di lobbying al Parlamento europeo.
“Risponderemo punto per punto per contrastare questa visione frammentata e imprecisa”
Nel dettaglio, il PNF ha confermato di aver chiesto il rinvio a giudizio contro Rachida Dati per occultamento di abuso di potere e abuso di fiducia, corruzione e traffico d'influenza passiva da parte di un investito di un mandato pubblico elettivo all'interno di un organismo internazionale, il Parlamento Europeo.
“Un atto d’accusa è solo il punto di vista dell’accusa su un caso. Non riflette la realtà”, hanno risposto all’AFP gli avvocati di Rachida Dati. “Si apre ora un termine legale durante il quale risponderemo punto per punto per contrastare questa visione frammentata e imprecisa”, hanno assicurato Olivier Baratelli e Olivier Pardo.
Il Ministro della Cultura, che era anche Custode dei Sigilli, ritiene questi fatti prescritti e ha già moltiplicato i ricorsi in questa direzione per porre fine al procedimento giudiziario. Invano.
La decisione finale spetta ai giudici inquirenti competenti del caso.
Carlos Ghosn è nel mirino di un mandato d'arresto internazionale dall'aprile 2023. Rischia un processo per abuso di potere da parte di un amministratore di una società, abuso di fiducia, corruzione e traffico di influenza attiva, in un caso in cui la società Renault si è costituita parte civile.
L'uomo, di nazionalità libanese, francese e brasiliana, era stato arrestato alla fine del 2018 in Giappone dove sarebbe stato processato per presunta appropriazione indebita finanziaria quando era a capo del gruppo Renault-Nissan. Ha trovato rifugio in Libano alla fine del 2019 dopo un'incredibile fuga dal Giappone.
La decisione finale sull'opportunità di un eventuale processo spetta ai gip competenti del caso, il PNF precisa che è ancora pendente un ricorso davanti alla camera istruttoria della Corte d'appello di Parigi.
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