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“Una parte mancante”: la resurrezione di un padre

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Jay (Romain Duris) in “Una parte mancante”, di Guillaume Senez. ALTO E CORTO

L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE

Quindi questo è il segno distintivo della paternità problematica – se ce ne sono altri? – che Guillaume Senez, 46 anni e tre lungometraggi al suo attivo, intende lasciare il segno con il suo lavoro e affermare la sua reputazione di autore. Custode (2016) la considerano come la sfida precoce e spontanea di un adolescente. Le nostre battaglie (2018), come un'eco di Daniel Balavoine, l'ha confrontata con lo sfratto della madre nella storia, ed è già stato Romain Duris a mantenerlo.

Una parte mancante oggi ridistribuisce le carte, e si erge ai piedi di due monti. Il trauma genitoriale del figlio che l'altro ti prende e consapevolmente si ritira dal tuo amore: quali parole, quali immagini, per avvicinarsi anche al registro delle emozioni correlate? Ma anche il contesto culturale più famigerato e violento di questo tipo di assassinio simbolico, poiché l'azione si svolge in Giappone tra genitori binazionali.

Jay (Romain Duris) guida un taxi a Tokyo, parla fluentemente la lingua nazionale, si è adattato perfettamente ai costumi e vive con una scimmia. Dalla sua persona emana una sorta di saggezza suprema, avvolta nel mistero della sua presenza in questo luogo. Sua sorella Jessica (Judith Chemla), invece, separata da un giapponese e tenuta lontana dalla figlia Vanessa per decisione del tribunale, arriva dalla Francia con tutti gli attributi della latinità.

Rifiuto dell'affidamento condiviso

Si scontra quindi con l’intangibilità del principio giapponese, unico al mondo ad applicarlo, che consiste nel favorire “continuità” nella situazione del figlio e di affidarne l'affidamento esclusivo al genitore con cui convive, senza consentire al coniuge di avvicinarlo. Questo rifiuto dell'affidamento condiviso e del diritto di visita apre la porta a tutti gli abusi, a cominciare dal rapimento preventivo del bambino, e all'attacco al diritto fondamentale di quest'ultimo ad amare e ad essere amato da entrambi i genitori.

Senza Jay, un intercessore flessibile e saggio, Jessica finirebbe in prigione, a causa della perdita della pazienza. Il capitolo Vanessa, che la storia eclisserà un po' brutalmente, è però solo l'esordio in definitiva ironico di una storia che riguarda principalmente il personaggio di Jay. Perché appare presto che il modello giapponese non è tanto un modello di saggezza quanto un uomo mortalmente rassegnato al suo destino.

Come la sorella, infatti, Jay ha sposato una donna giapponese, come lei, si è separato dalla figlia nove anni fa e, poiché lei ancora non lo sa, può darsi che l'altro genitore, sostenuto dalla famiglia, dal sistema giudiziario , in breve, l'intera società scompare di proposito senza lasciare traccia, essendo vietato al coniuge di cercare il figlio, pena la reclusione.

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