Alessandro Vocalelli
8 novembre – 00:55 – MILANO
Non è la Champions, ma anche l’Europa League è terra di autentici Campioni. Campioni come ad esempio Pedro, capace di regalare un’altra gioia al calcio italiano, in una serata per il resto amara. Sì, perché la Fiorentina ha addirittura perso in Conference, battuta a sorpresa dall’Apoel, mentre la Roma non è andata oltre un triste pareggio in Belgio, contro un avversario tutt’altro che irresistibile. Ma, come dicevamo, la copertina è tutta per la Lazio, che ha centrato la quarta vittoria internazionale, consolidando il suo primato solitario in classifica, a punteggio pieno. Grazie alla solita, coraggiosa, squadra che Baroni ha saputo allestire, lavorando sulle gambe e soprattutto sulla testa dei suoi; grazie al suo fuoriclasse, un calciatore che sta davvero vivendo una seconda giovinezza.
non è il gol
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Sì, perché Pedro sembra un ragazzino e non un calciatore che a 37 anni ha già vissuto mille battaglie, arricchendo il suo palmares in maniera eccezionale. Una bacheca da far invidia a qualsiasi collega, e che potrebbe autorizzarlo a tirare a volte un po’ il fiato, lasciando a un altro il compito di metterla sul piano del sacrificio e della sofferenza. Già, perché non è il gol, non è solo il gol, a testimoniare la sua grandezza, ma piuttosto la generosità con cui ha corso e rincorso per 90 minuti, dando l’esempio e indicando la strada ai compagni.
senza accontentarsi
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Una Lazio che contro una delle squadre più in vista del panorama internazionale – il Porto, dei suoi ottimi palleggiatori – ha giocato con lo stesso piglio, la stessa voglia, senza mai accontentarsi. Con Baroni che in maniera impeccabile ha messo in campo alternative (sarebbe offensivo chiamarle riserve) e titolari, girando tutti i protagonisti della prima linea. Tutti, appunto, meno lui: Pedro. Che lo ha ripagato nel migliore dei modi. Suggellando un’altra prestazione di livello di una Lazio che si specchia nella forza travolgente di Tavares – giustamente uscito a pochi minuti dalla fine tra gli applausi scroscianti di tuto lo stadio – nella generosità di Guendonzi, nella classe del campione spagnolo.
crisi roma
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In piena crisi, come dicevamo, è invece la Roma di Juric. Contro la squadra belga dell’Union, che viaggia nel suo campionato al di sotto della metà classifica, i giallorossi hanno confermato tutti i loro problemi, chiudendo con un pareggio che complica il cammino. Già, perché la Roma – che nei pronostici è partita come una delle favorite assolute – sembra avviarsi verso gli spareggi, con appena cinque punti nelle prime quattro partite. Un curriculum quasi malinconico. E anche stavolta la prestazione è stata deludente: non è bastato neppure passare in vantaggio, grazie a un’uscita avventurosa del portiere rivale, per portare a casa il risultato. Dopo aver incassato il pareggio di testa su calcio d’angolo, ad opera di Mac Allister, uno tra i più piccoli degli avversari, la Roma ha sbandato fino al punto di rischiare in extremis addirittura il 2-1.
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senza identità
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Una Roma alla ricerca di un punto di riferimento societario, senza un’identità in campo, con l’allenatore che domenica contro il Bologna andrà incontro all’ennesimo esame per provare a salvare la panchina. Il problema, come detto, è però addirittura più complesso e chiama in causa tutte le componenti. Perché ci sarà bisogno, durante la sosta, di riordinare le idee, di farsene venire di nuove e brillanti per riportare in linea di galleggiamento una barca che fa acqua da tutte le parti. Perché dopo la sosta per le nazionali, la Roma è attesa da un trittico da far tremare i polsi: Napoli, Tottenham e Atalanta. Insomma, c’è davvero poco da scherzare.
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