Non è esagerato affermare che buona parte del destino del mondo si gioca al di là dell’Atlantico, più o meno qualche decina di migliaia di voti, in questi sette famosi “Stati-pivot” dove ci aspettavamo che il voto fosse particolarmente vicino. Ricordiamo che le elezioni presidenziali del 2020 e del 2016 si sono svolte con meno di un punto percentuale in Pennsylvania…
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Questi stati cruciali stanno diventando sempre meno numerosi poiché l’America è sempre più divisa in due. Questa crescente polarizzazione impedisce ormai quasi ogni lavoro “bipartisan”, al punto che i famosi “shutdown”, in questi giorni di chiusura totale delle amministrazioni e dei servizi pubblici per il mancato accordo del Congresso sul bilancio, si sono moltiplicati.
La democrazia americana messa alla prova
Eppure, chi direbbe che l’America non è più una democrazia? Va comunque ricordato che il sistema in vigore rappresenta, nelle sue grandi linee, un record di longevità da quasi due secoli. In Francia, in questo periodo, abbiamo sperimentato una decina di regimi diversi, e consideriamo il metodo di voto come una variabile di aggiustamento politico…
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Ma questa volta la democrazia americana rischia di essere messa seriamente alla prova. Perché qualunque sia l’esito, le sfide legali minano la fiducia nel sistema democratico stesso. Ricordiamo che il Presidente sarà eletto solo il 17 dicembre, con il voto degli “elettori”, e che questo risultato dovrà essere certificato dal Congresso il 6 gennaio.
In un’America che ha vissuto un tentativo di colpo di stato il 6 gennaio 2021, con l’appoggio di un presidente che non ha voluto lasciare la Casa Bianca, tutto sembra ormai possibile. Una guerra civile? La parola può sembrare eccessiva, ma raramente una campagna elettorale è stata così violenta, raramente l'avversario politico è apparso così illegittimo agli occhi di metà Paese.
È tempo di una rinascita europea?
Tuttavia, l’equilibrio dei poteri – uno degli elementi fondamentali della democrazia politica – funziona ancora al di là dell’Atlantico. I poteri costituzionali del presidente restano molto meno importanti di quelli del suo omologo francese. Lì la “convivenza” è comune e la Corte Suprema è fondamentalmente indipendente, anche se è in parte nelle mani di Donald Trump. Ma non è senza ragione che siamo sempre più preoccupati per la corrosione della cultura democratica americana, attraverso false informazioni, inondazioni di milioni di dollari e discorsi politici che finiscono per minare la fiducia degli americani nel loro sistema di governo.
Questa America è ancora un modello? Probabilmente sempre meno per gran parte del mondo. Per molti aspetti è sempre più un Paese “normale” nel continente americano, che dobbiamo ricordare ha visto la nascita del populismo moderno. D’altro canto, la sua cultura e il modo in cui opera la sua economia continueranno senza dubbio a renderlo attraente per coloro che, ovunque sul pianeta, cercano di costruirsi una nuova vita. Non per niente resta la prima destinazione dei migranti nel mondo.
Per noi europei dovrebbe in ogni caso essere un momento di shock in un momento in cui la guerra infuria ancora una volta nel continente. Perché non è normale che, ogni quattro anni, quando andiamo a letto non sappiamo se il mattino dopo l’America sarà ancora garante della nostra sicurezza.
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