Due giorni dopo le elezioni americane del 5 novembre, i Ventisette devono incontrarsi a Budapest. Giovedì 7 novembre avranno un primo scambio di voti durante una cena nella capitale ungherese, prima di incontrarsi, il giorno successivo, per un vertice dei capi di Stato e di governo europei teoricamente dedicato alla competitività della loro economia.
Tra questi, una minoranza molto piccola vuole che Donald Trump vinca. Il primo ministro ungherese Viktor Orban, il cui paese detiene la presidenza del Consiglio dell'Unione europea (UE) fino alla fine di dicembre e che riceve in tale veste i suoi omologhi, è il suo più fervido sostegno. Lo chiamò il 31 ottobre per fargli gli auguri ” buona fortuna “. “Incrociamo le dita”ha annunciato sul social network X, il leader nazionalista, che intendeva stappare lo champagne se fosse eletto il candidato repubblicano. C'è da scommettere che anche lo slovacco Robert Fico accoglierebbe favorevolmente un simile risultato.
Quanto alla presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che quando arrivò al potere due anni fa scelse il transatlanticismo, ma il partito post-fascista Fratelli d’Italia che intrattiene rapporti amichevoli con le squadre di Donald Trump resta ambiguo. Tuttavia, non è sfuggito all'attenzione di nessuno che ha ringraziato calorosamente lo stesso trumpista proprietario di X, Elon Musk – un “genio prezioso”ha detto – quando lui le ha consegnato il Global Citizen Award del Consiglio Atlantico il 23 settembre. Per il resto, la stragrande maggioranza dei leader europei, da Parigi a Berlino passando per Madrid, Stoccolma e Varsavia, preferirebbero che fosse eletta la democratica Kamala Harris.
Budapest, “Tranne Orban e Fico, gli europei dovranno reagire nella maniera più ordinata possibile”riassume un diplomatico europeo. Da qui al Consiglio europeo previsto a Bruxelles a dicembre, dovranno chiarire la loro linea e il modo in cui intendono reagire alle possibili decisioni del prossimo presidente americano, che si insedierà solo a gennaio.
«L'America prima»
Sanno bene che, chiunque esso sia, Washington guarda sempre meno al Vecchio Continente. Sul fronte economico, sia Kamala Harris che Donald Trump difendono la scelta “America First” e nessuno dei due è pronto a fare concessioni agli europei. Soprattutto perché il deficit commerciale americano con l’UE rimane elevato e Washington è ossessionata dalla sua lotta economica contro Pechino. Sul fronte della sicurezza, Barack Obama già quando era presidente aveva chiesto ai Ventisette di prendere in mano il proprio destino aumentando le spese per la difesa, e da allora nessuno dei suoi successori ha più pronunciato un discorso.
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