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L'editoriale: “Il silenzio assordante sulle donne iraniane”

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Bruno Retailleau, invece di giocare a Sarkozy con i piedini, potrebbe utilmente esaminare il lavoro della commissione d'inchiesta del Senato sul traffico di droga e le sue raccomandazioni molto dettagliate.

Le immagini hanno fatto il giro del mondo, condivise migliaia di volte e sono diventate iconiche, soprattutto per tutte quelle donne che, dall'instaurazione della teocrazia iraniana nel 1979, lottano contro il velo obbligatorio e per la loro libertà. Nel settembre 2022, la tragica morte di Mahsa Amini ha rilanciato la protesta all’insegna di “Donna, vita, libertà”. Diverse centinaia di persone sono state uccise durante la repressione incessante e altre migliaia sono state arrestate. Sette uomini furono impiccati per il loro coinvolgimento in questo movimento.

“Le donne iraniane mostrano un coraggio incredibile”

Interrogata dai manifestanti, la polizia morale è diventata da allora più discreta nelle strade. Le donne iraniane non hanno mai ricevuto il sostegno internazionale che meritano. E anche questa volta dovremmo manifestare per chiedere il rilascio di Ahoo Daryaei. Attualmente è detenuta in un ospedale psichiatrico perché, come in tutte le dittature, si cerca di farla sembrare pazza mentre la sua azione è totalmente politica, come quella dello studente cecoslovacco Jan Palach quando si immolò a Praga nel 1969 protesta contro l'invasione del suo paese da parte dell'URSS!

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Le donne iraniane mostrano un coraggio incredibile ma rimangono isolate a livello internazionale. Elisabeth Badinter è colpita dall'indignazione unilaterale delle neofemministe che arrivano a difendere la “libertà” di indossare il velo islamico in Francia ma non hanno mai nulla da dire sulla lotta delle donne iraniane. L’Iran svela le incoerenze delle neofemministe francesi. Esempio, questo tweet di Sandrine Rousseau che mette sullo stesso piano una donna che si toglie i vestiti per sfidare una dittatura religiosa e chi vuole velarsi: “Il nostro corpo, e tutto ciò che indossiamo – o meno – per vestirlo, ci appartiene. Forza alle donne iraniane, alle donne afghane, a tutti coloro che soffrono l’oppressione”, ha scritto la deputata ambientalista su X, in reazione al gesto della studentessa iraniana. “Questo tweet è una vergogna”, ha protestato la comica Sophia Aram, sottolineando l’ambiguità del discorso di Sandrine Rousseau. E faccio questa domanda inquietante: dove sono le femministe, dove sono i portatori di kefiah a sostegno dei palestinesi, dove sono gli studenti di Sciences Po, dove sono Rima Hassan e i suoi compagni di La insoumise quando si tratta di sostenere le donne iraniane ? Il loro silenzio è assordante e li disonora.

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