Con l’avvicinarsi del giorno delle votazioni per le elezioni presidenziali americane del 2024, il 5 novembre, agli americani di prima generazione di ogni provenienza viene lasciato il peso di decidere tra le politiche interne che li riguardano e le politiche estere che influenzeranno quelli nei loro paesi d’origine.
La generazione Z – i nati tra la metà e la fine degli anni ’90 fino all’inizio degli anni 2010 – ha ora una popolazione votante avente diritto di voto di oltre 40 milioni, incluso un nuovo gruppo di oltre otto milioni di nuovi elettori quest’anno. Quasi la metà di questi elettori si identifica come persone di colore.
Nel 2023, ci sono circa 4,3 milioni di immigrati di prima generazione sotto i 35 anni negli Stati Uniti, mentre il numero di americani di seconda generazione (figli di immigrati) sotto i 35 anni è stimato a circa 14 milioni.
Entrambe queste categorie sono comunemente definite “americani di prima generazione”, portando il totale complessivo a circa 20 milioni.
Sebbene ci siano pochi dati su quanti di loro siano registrati per votare, si prevede che supererà l’affluenza alle urne delle ultime elezioni, con il 57% degli elettori di età compresa tra 18 e 34 anni che afferma che è “estremamente probabile” votare nel 2024.
Per molti giovani americani che sono stati testimoni per più di un anno di quella che sembra essere una guerra infinita e in espansione in Medio Oriente, l’idea di votare per lo stesso partito che ritengono responsabile del genocidio a Gaza – o addirittura di partecipare alle elezioni la politica in generale è fuori discussione.
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I giovani americani di prima generazione combattono la disillusione mentre vanno alle urne
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