L'ultima volta che il pubblico del Palais omnisports de Bercy ha esultato per uno dei suoi connazionali nella finale, Nicolas Sarkozy era ancora a presiedere il destino della Francia. Il 13 novembre 2011, Roger Federer ha alzato l'unico trofeo di bronzo della sua carriera al Masters 1000 di Parigi, deludendo le speranze di Jo-Wilfried Tsonga.
Domenica 3 novembre, contro il tedesco Alexander Zverev, Ugo Humbert tenterà di diventare il quarto francese a incidere il suo nome sul palmares di un torneo che vive le sue ultime ore in questo luogo emblematico – migrerà nel 2025 a Nanterre ( Hauts-de-Seine). Sabato la mancina ha abbattuto, in senso figurato e letterale, la russa Karen Khachanov (21e mondiale), vincitore nella capitale nel 2018 (6-7, 6-4, 6-3).
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Il 26enne ha dovuto pazientare prima di godersi la sua prima finale nella categoria più prestigiosa dopo i quattro Slam. “Ma questa settimana non mi aspettavo nulla, ecco perché funziona bene. Oggi è stato un po’ più difficile, tutto era un po’ più forzato, senza dubbio [qu’il y avait] un po' più di pressione. Quando trovi soluzioni nel profondo di te stesso per cercare la vittoria, non c’è niente di meglio”, Il protetto di Jérémy Chardy scivola in un sorriso.
Nel primo set i due giocatori si alternano disperdendo il proprio impegno. Dopo 1 ora e 13 minuti di scambi disordinati, Khachanov ha finalmente strappato la partita decisiva. Humbert aveva quasi chiuso la partita (5-2) prima di crollare quasi letteralmente. Dopo una settimana brillante e un tripudio di energia emotiva, la stanchezza (28 errori non forzati in tutto) si fa ovviamente sentire.
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“Io sto dando il massimo e vedremo”
Il giorno prima aveva raccontato uno scambio con il suo psicologo dopo la prestigiosa vittoria contro Carlos Alcaraz nei quarti di finale. “Mi ha detto: “La stanchezza è come una nuvola, passa”. Sto sfruttando al massimo, non bado alla stanchezza, sto dando tutto quello che ho e vedremo. » All'ultimo sopravvissuto del campo francese non resta molto, ma il valoroso Humbert resiste e torna su un set ovunque dopo aver rotto il suo figlio maggiore (28 anni) a metà del secondo set.
Nel terzo turno tocca al russo sopportare fisicamente il peso: sul 3-2 chiama il fisioterapista per farsi massaggiare la coscia destra. Tornato in campo, fa una smorfia ad ogni mossa, paralizzato dai crampi. D'altra parte, Humbert continua ad alzare il pugno dopo ogni punto e «abuso» – come dice lui stesso – con il suo slice mancino serve per portare l'avversario fuori dal campo.
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