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Il graphic designer Pixar e Disney viene condannato a 25 anni di carcere per stupro durante spettacoli sessuali online su giovani ragazze asiatiche

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RAPPORTO DELL'UDIENZA – “Attrazione irrefrenabile per i prepuberi” e “dimensione sadomasochista”: per tre giorni il tribunale penale di Parigi si è immerso nelle fantasie perverse di un grafico di fama nel mondo del cinema d'animazione.

In una foto, la frangia dritta incornicia i loro volti arrotondati. In un altro fissano attentamente l'obiettivo, come se rispondessero alla chiamata di un genitore che immortala un momento di vita. Ma non c'è nulla di familiare in queste fotografie. Le due bambine indossano calze e giarrettiere bianche, con le gambe divaricate. Poi vediamo una bambina, con tacchi a spillo e rossetto cremisi, in una posizione suggestiva su un divano. Segue un primo piano delle parti intime di una, illuminate da un flash che rivela i più piccoli dettagli della sua anatomia. Eccoli, i bambini fantasma. Queste ragazzine filippine maltrattate da adulti pagati da internauti dall'altra parte del mondo. Queste ragazzine sono oggetto di un “catalogo della perversità», di cui non conosciamo né la storia né l'identità. Le fotografie sono state rinvenute dal nascondiglio del telefono di Bolhem B., un rinomato graphic designer nel mondo dell'animazione, avendo partecipato ai film Ratatouille o Gli Incredibili. 59 anni, era da martedì sotto processo davanti alla Corte d'assise di Parigi per aver ordinato lo stupro “in diretta streaming” di bambine che lui chiamava “piccolo maiale“. In tribunale, l’ex beniamino della Pixar e degli studi Disney ha ammesso: “la pedofilia è in me“. È stato condannato giovedì sera a 25 anni di reclusione penale, con due terzi di libertà vigilata a Parigi. Dopo una deliberazione durata più di sei ore, la Corte d'assise ha ritenuto Bohlem B. colpevole di complicità in stupro e violenza sessuale su minori in quanto recidivo.

Una “nebulosa della masturbazione gratificante”

“Mi fermerai se è troppo?”interrompe l'investigatore Bénédicte B., una donnina vestita di nero la cui mano si muove come quella di un direttore d'orchestra. Ma la storia che racconta da molti minuti è tutt’altro che armoniosa. Al banco dei testimoni, elenca le istruzioni trovate nelle conversazioni WhatsApp tra gli accusati e gli autori adulti, molto spesso donne, che vivono nelle Filippine. Il tutto, su bambine dai 5 ai 10 anni, con almeno una vittima di 2 anni. “Se la bestia lo è solo un po’…

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