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“Parole dai lettori” – Rivelazioni sull’abate Pierre: il celibato dei preti è una forma di castrazione

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ODove troverete l’“uomo perfetto” per rinominare le vostre scuole, le vostre associazioni e tutti questi luoghi che portarono il nome dell’Abbé Pierre attraverso la sua azione verso gli esclusi? Cosa intende insegnare alle generazioni più giovani semplicemente cancellando le sue opere con il suo nome? Non possiamo, in questo Paese, vedere le cose diversamente dal bianco e nero?

Sì, quest’uomo ha causato vittime e, certamente, vite distrutte. Non nego il male che ha fatto. Questo annulla le vite che ha salvato? Non esiste altra soluzione che abbattere le statue e rinominare i luoghi? Quella, per esempio, di riconoscere che nonostante le sue immense colpe – di cui rivendico più avanti che non è l’unico responsabile – ha fatto grandi cose. Perché la realtà è sempre complessa, ed è questa complessità che manca in tutti i nostri dibattiti oggi.

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Propongo due azioni per risolvere il problema:

– apporre sul suo nome, sulle sue statue, una scritta specificando che se egli coraggiosamente spostò le montagne per portare avanti la causa delle case povere e della povertà, commise per anni anche atti violenti e riprovevoli. […]

– ho messo sotto processo in modo radicale e definitivo la struttura che ne ha coperto le devianze, che senza dubbio ha partecipato alla loro costruzione, e ho nominato la Chiesa Cattolica.

[…] L’uomo è un mammifero tra gli altri ed è la sua educazione che lo rende un essere pensante, espanso, rispettoso degli altri e di se stesso. Non basta negare la sua dimensione animale per liberarsene. Cosa sappiamo dei dilemmi dell’abate quando scelse la via religiosa? Quando ha scelto questa strada, come tutte le altre, ha scelto un pacchetto “spiritualità E castrazione”.

Sì, oso la parola perché è troppo facile presentare la castità come una scelta coraggiosa, elevata, che renderebbe l’uomo carnale un uomo più grande, più puro. La realtà è che ha dovuto fare i conti con questa aberrazione che divide l’uomo e crea l’eroe da una parte e l’antieroe dall’altra. “Chi vuole comportarsi come un angelo fa una bestia” : è Blaise Pascal, profondamente religioso, a parlare.

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All’ingresso del centro Abbé-Pierre-Emmaus a Esteville (Seine-Maritime), nel 2024. LOU BENOIST/AFP

Così, dal mio punto di vista, quello di nipote di un prete, il processo contro l’abate Pierre è troncato: colei che originariamente ha contribuito a trasformare uomini pieni di buone intenzioni in mostri, è la Chiesa cattolica. Chi continua e persevera sempre nella sua cecità. È la nipote del prete che ti parla, e poiché mia madre è stata distrutta da questo parto “incolpevole”, so da dentro che il problema è serio.

Quando la Chiesa metterà finalmente in discussione la sessualità del clero? Padroneggiare la propria sessualità può essere imparato. Negandolo, annullandolo, si creano mostri. Mi diranno che la sessualità dell’abate non era “normale”, che c’erano degli abusi, e che l’accettazione del matrimonio dei preti non avrebbe impedito nulla… Non ci credo, perché la devianza viene e cresce contro il muro del silenzio.

La Chiesa sa che quasi la metà del suo “personale” religioso ha un amico che ha una famiglia più o meno nascosta, ma preferisce comunque continuare a chiudere un occhio per paura di una vera e propria emorragia di questo stesso personale verso la vita civile… I mancanza di vocazione, anziché portarla a modificare le sue esigenze nei confronti dei servi della Chiesa, a eliminare la clausola di castità, ad aderire una volta per tutte al senso comune della maggior parte delle altre religioni monoteistiche, la porta a preferire attenersi a questa eccezione che lo renderebbe più nobile, più grande, più vicino a Dio, mentre rende buoni servitori di divisi, feriti, perfino di mostri; per non parlare dei danni collaterali tra le donne dell’ombra, ma soprattutto tra i figli della vergogna, che sono anche loro feriti e che tramandano questa macchia di generazione in generazione, questo posso testimoniarlo.

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È come una necrosi che si estende su una parte del corpo che alla fine deve essere amputata. Un giorno o l’altro, in un modo o nell’altro, qualcuno ne paga il prezzo. L’amputazione deve essere praticata nella Chiesa, al suo interno. Prego affinché l’istituzione cattolica smetta finalmente di negare la realtà della vita, smetta di opporsi al cielo e alla terra e partecipi in modo sostenibile a far sì che questa terra stessa riceva luce.

[…] Il problema della sessualità nella Chiesa cattolica è così grande che, sebbene Cristo fosse pienamente uomo, tuttavia pienamente Dio, sebbene sappiamo che mangiò, che dormì, che lavorò con Joseph, ogni libro, ogni film affronta l’idea che anche lui potrebbe aver avuto una moglie, o anche dei figli, fa impazzire i suoi membri più zelanti.

In che modo il fatto di essere stato pienamente uomo nella sua carne sessuale annienterebbe il suo messaggio evangelico? Come potrebbe Cristo Uomo/Dio emergere rimpicciolito? È incomprensibile. C’è nevrosi lì dentro e così tante vittime, che se a volte ho la tentazione di riderci sopra, oggi crollo e urlo la mia rabbia e il mio dolore.

Marie-Geneviève Lambert, Montigny-sur-Loing (Senna e Marna)

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