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Affare Emile (2 anni e mezzo), questa traccia sfida gli investigatori che lavorano giorno e notte

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Il caso è iniziato l’8 luglio 2023. Un bambino di 2 anni e mezzo di nome Emile è scomparso nell’Haut-Vernet (Alpi dell’Alta Provenza, Francia). Le squadre sono state mobilitate per molti mesi, con l’obiettivo ovviamente di ritrovare il bambino. Tuttavia, le indagini hanno fatto pochi progressi. Ma lo scorso marzo tutto è cambiato quando una camminatrice di 62 anni, Sadia, ha scoperto delle ossa su un sentiero della città. E in particolare un teschio, che ha subito depositato alla stazione di polizia. Sono stati ritrovati anche i vestiti del ragazzino e le analisi hanno poi permesso agli investigatori di confermare la morte di Emile. Perché questo pezzo di osso apparteneva davvero al bambino scomparso.

Ma le ricerche continuano ancora oggi, cercando di capire se il corpo sia stato spostato o meno dopo la morte, e di definire se la teoria criminale sia effettivamente quella corretta. Per fare questo, attualmente c’è molto lavoro svolto dagli investigatori, sulla base delle conclusioni fornite dal laboratorio di ematologia medico legale di Bordeaux. Tra questi risultati si sta ora lavorando su una “traccia” di DNA che dovrà ora essere sottoposta a controllo incrociato. Infatti, “Durante queste analisi è stato scoperto un DNA estraneo a quello della famiglia di Émile“, hanno appena rivelato i nostri colleghi di BFMTVquesto mercoledì 9 ottobre 2024.

Morte di Emile, una traccia del Dna al centro delle indagini

Impossibile però saperne di più, almeno per il momento. Perché l’accusa non vuole comunicare “su tutti gli atti investigativi”. Jean-Luc Blachon, pubblico ministero di Aix-en-Provence, non vuole “né confermare né smentire”mentre avanza il “rispetto delle istruzioni”. Tuttavia, grazie a BMFTV, sappiamo il resto: “Bisogna prendere il DNA degli altri e fare dei confronti»

Questo è tutto il lavoro che stanno attualmente svolgendo i gendarmi della Sezione di Ricerca di Marsiglia (SR).«Continua allora che un “quindici investigatori hanno lavorato giorno e notte per quindici mesi per cercare di spiegare la scomparsa e poi la morte del bambino« .

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