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Camerun: Biya ha il doppio degli anni del presidente senegalese e resiste da 41 anni, vestigia di questa Africa malata

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Par
Souleymane Loum


| 8 ore fa

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Quest’Africa fuori fase e fuori dal mondo, questa parte del continente completamente disconnessa dagli usi e dai costumi delle moderne democrazie, dal senso della storia… Il presidente del Camerun, Paul Biya, a 91 anni, è senza dubbio uno delle reliquie di quest’Africa postcoloniale che leader come il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye (44) hanno reso superata. E dobbiamo rallegrarci, buone notizie di questo tipo sono ancora necessarie, molto di più, in questo continente, di cui interi settori sono sclerotici, aggrappati a pratiche d’altri tempi…

Cronaca di una tragedia nazionale annunciata

Tenere tutto, decidere tutto a 91 anni è ragionevole? Non fare nulla all’età di 91 anni per prepararsi alla successione al fine di risparmiare al suo paese il caos di una transizione mal pianificata, con questo panorama politico devastato, è ragionevole? Non fare nulla per preservare le conquiste del Paese, la sua stessa eredità, mentre la ribellione rimbomba, è questo ciò che ci aspettiamo da un leader degno di questo nome? Ovviamente no, no a tutte queste domande. Se il ridicolo uccidesse l’umanità perderebbe metà della sua popolazione. In Camerun la situazione prende una piega tragica.

Si parla solo di assenza prolungata del capo dello Stato, scomparsa è il termine appropriato visto che non lo vediamo dall’inizio dello scorso settembre. Questo è decisamente troppo per un uomo onnipotente, che ha gestito tutto, da solo, per 41 anni. Non vi sto parlando di un presidente cerimoniale, di un capo di Stato fantoccio o di un monarca costituzionale, vi parlo di un vero Presidente della Repubblica, in un regime presidenziale – qualcuno direbbe autocratico.

Ovviamente volano congetture e speculazioni sullo stato di salute del presidente Biya, copiosamente alimentate da questi acceleratori di fuoco che sono i social network. Qui basta poco per provocare un incendio immenso, ma in questo caso non ci fermeremmo qui se non fosse in gioco il futuro di un intero Paese, di 28 milioni di abitanti. Quando scompari per più di un mese, con il potere e le funzioni che ti spettano, inevitabilmente solleva interrogativi, provoca ansia.

Nessuna notizia di Biya dal momento che si è recato a Pechino nell’ambito del Forum di cooperazione Cina-Africa (Focac), organizzato dal 4 al 6 settembre 2024. Era atteso alla 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, poi al vertice della Francofonia organizzato in Francia , non è venuto anche se tutti i suoi colleghi erano lì per discutere argomenti importanti. Il capo dello Stato ha evitato anche la finale della Coppa del Camerun, una partita di calcio che chiude la stagione sportiva, e noi conosciamo il posto del calcio nel Paese.

Così un ex candidato alla presidenza ha fatto meglio a stare al suo angolo, inviando la settimana scorsa una lettera al direttore dell’ufficio della Presidenza della Repubblica, Christian Ntimbane, per chiedere informazioni su Biya. “Se è in vacanza, dillo. Se è malato, dillo anche tu. Un Presidente della Repubblica può ammalarsi“, ha scritto in questa missiva.

Il governo ha preso tempo prima di rispondere ieri, martedì 8 ottobre. Presidente Biya”concesso un breve soggiorno privato in Europa“e”si unirà al Camerun nei prossimi giorni“. Il breve comunicato ufficiale mette da parte il torrente di indiscrezioni e sottolinea “l’ottimo stato di salute del capo dello Stato che lavora e svolge i suoi affari a Ginevra“. A Ginevra (Svizzera) per fare cosa? In ogni caso, l’agenda presidenziale non lo aveva detto prima che le voci crescessero e il palazzo fosse interrogato.

Sassou-Nguesso, Teodoro Obiang, Bongo padre e figlio…: Biya non è l’unico dramma del continente

L’ufficio presidenziale non dirà altro e i cittadini non ne sapranno più. Ciò dimostra fino a che punto alcuni onnipotenti leader africani abbiano oggettivato i loro elettori, beh, se possiamo chiamarle elezioni. Non è solo in Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, ecc., dove assistiamo a tale infantilizzazione delle popolazioni, anche in Africa, molto meno di qualche decennio fa, dobbiamo riconoscerlo, ma comunque.

È stata necessaria la diffusione di un video su un canale televisivo privato dell’opposizione con sede negli Stati Uniti perché le autorità camerunensi si degnassero di fornire, come minimo, spiegazioni sulla scomparsa di Biya, e nessuno ha ancora preso per buona la versione ufficiale. Africa Broadcasting Service (ABS) ha annunciato ieri, martedì 8 ottobre, la morte del presidente Biya, informazioni che il canale ha ricevuto da fonti francesi, camerunensi e svizzere…

Ci vorrà molto per convincerlo del contrario. Anche prima di questa lunga assenza, i discorsi televisivi erano rari, e quando c’erano venivano registrati – mai in diretta – ed era chiaro che l’uomo era in peggioramento di salute. D’altronde la First Lady brilla, a 53 anni e ha le mani su tante leve…

Che dire del futuro di questo Paese impantanato in due conflitti mortali, con un esercito che combatte contro gli jihadisti nell’estremo nord e contro i separatisti armati nell’ovest popolato dalla minoranza anglofona? Al presidente Biya non importa molto il futuro del Camerun, altrimenti avrebbe organizzato la sua successione già da tempo, invece di intimidire e imprigionare i suoi oppositori.

Troppi mandati, irragionevoli, sono ancora legioni in Africa, purtroppo: il presidente congolese Denis Sassou-Nguesso, 80 anni, è da quasi 40 anni alla guida del suo paese; Il presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, 82 anni, è al potere dal 1979 e in più sta preparando il figlio a succedergli, un triste destino che ha colpito il Gabon e che è stato fermato dal colpo di stato dell’agosto 2023 (la dinastia Bongo regnò 55 anni, 41 anni per il padre e 14 per il figlio). Anche questa è l’Africa. La buona notizia è che questi resti postcoloniali sono una specie in via di estinzione.

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