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Charlotte Le Bon in Niki al cinema: “Mi sono sentita capita”

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L’attrice trascende Niki di Céline Sallette, un ritratto abitato della scultrice Niki de Saint Phalle.

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Durante una scena visionaria di apertura, vediamo la giovane Niki correre giù per le scale del museo del Louvre dove siede l’antica statua della Vittoria di Samotracia, le cui ali di marmo sembrano aprirsi sopra di lei. Il primo film di Céline Sallette (attrice passata alla regia nel processo di emancipazione avviato da Charlotte Le Bon con Falcon Lake) avanza a sprazzi, smontando con grazia la cornice consueta del biopic concentrandosi sugli anni di costruzione di Niki de Saint Phalle ( 1930-2002) che portò alla serie Shooting che la rivelò al mondo nel 1961 in performance di fucili che schizzavano le tele e che la locandina del film prefigura.

L’anti-biopic di un pioniere

È questa decostruzione formale che ha fatto piacere all’attrice del Quebec che abbiamo incontrato all’ultimo festival di Namur: “È un anti-biopic incentrato sul periodo in cui Niki creerà se stessa. Niki è stata una pioniera, ha rifiutato tutte le convenzioni, soprattutto quelle dell’aristocrazia in cui è nata, per scegliere se stessa in un’epoca in cui ciò non era consentito alle donne. A modo suo era un cavaliere”. Artista anche visiva, Charlotte Le Bon ripercorre le linee di un destino comune con lo scultore delle monumentali Nanas: tentando esordi nel modellismo (“Lei ed io siamo stati oggettivati ​​ad un certo punto della nostra vita quando entrambi avevamo un fuoco che ribolliva dentro”), una quasi doppia nazionalità e un’intensa ricerca artistica. In queste riprese durante le quali si è sentita “molto amato, compreso oltre le parole”Charlotte Le Bon stessa ha prodotto le opere di Niki de Saint Phalle che il film non ha ottenuto il diritto di rappresentare – una difficoltà che Sallette risolve collocando la sua messa in scena dal punto di vista delle opere, sfidando il suo creatore.

Un’icona femminista

Niki segue la trasformazione di un’artista divenuta icona femminista, dal confino mentale di giovane madre all’ospedale psichiatrico dove si sottopone all’elettroshock mentre scopre la sua vocazione, passando attraverso il ricordo traumatico dell’incesto paterno fino all’incontro liberatorio con il comunità artistica di Impasse Ronsin a Montparnasse – incluso lo scultore svizzero Jean Tinguely (Damien Bonnard) che sarebbe poi diventato suo marito. Niki dimostra che il cinema partecipa pienamente nel rendere le artiste meno invisibili sul grande schermo. Per il meglio.

NIKI ★★★✩

Regia di Céline Sallette. Con Charlotte Le Bon, John Robinson, Damien Bonnard, Judith Chemla – 98′

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