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Recensione del film: The Platform 2 (2024, Netflix)

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La piattaforma 2 // De Galder Gaztelu-Urrutia. Con Milena Smith, Natalia Tena e Hovik Keuchkerian.

Il primo film La piattaforma colpisce duramente immergendo gli spettatori in un’esperienza intensa, brutale e di profondo impatto. L’idea di una società gerarchica e compartimentata, dove la sopravvivenza era possibile solo attraverso la condivisione, era un concetto allo stesso tempo terrificante e accattivante. Tuttavia, con questo tanto atteso seguito, è difficile non provare un’immensa delusione. Piattaforma 2 non riesce né a ricreare l’impatto del suo predecessore, né a portare alcuna vera novità. Il film si perde in una serie di scene vuote e confuse, lasciando lo spettatore con il desiderio di saperne di più. Uno dei punti di forza della prima parte è stato il suo potente messaggio sull’individualismo e sulla solidarietà. Questo microcosmo di una società piramidale, in cui ogni livello rappresentava un livello in una lotta per la sopravvivenza, offriva una metafora sorprendente delle disuguaglianze sociali. Purtroppo, Piattaforma 2 sembra contento di ripetere lo stesso messaggio senza apportarvi la stessa profondità.

Pensi che possiamo mettere ordine nell’inferno della Piattaforma? E se sì, chi può farlo?

Certamente resta centrale il concetto di sopravvivenza attraverso la condivisione, ma questa volta viene introdotto sotto forma di legge imposta da un leader carismatico che ha le sembianze di un guru. Questa trasformazione della moralità del primo film in una regola assoluta non apporta in definitiva nulla di nuovo. Il film si avventura in una direzione più filosofica e metaforica, ma non riesce mai a trarne un vero significato. Laddove la prima opera lasciava intriganti aree grigie, questo seguito ci immerge in una nebbia di domande senza risposta. Lo spettatore si ritrova a contemplare simboli senza alcuna reale spiegazione, il che può frustrare più che incoraggiare la riflessione. I messaggi sono più impliciti, certo, ma ne usciamo con l’impressione di aver assistito a una serie di scene astratte e prive di una reale coerenza narrativa. Una delle qualità notevoli del primo film era la sua atmosfera claustrofobica e angosciante. I protagonisti, intrappolati sui pavimenti, si trovavano ad affrontare un costante dilemma morale.

Ogni livello rappresentava una trappola e questa sensazione di reclusione contribuiva notevolmente ad aumentare la tensione drammatica. Piattaforma 2dal canto suo, perde questa intensità dando ai personaggi la possibilità di cambiare piano quasi come desiderano. Questa libertà di movimento diluisce l’effetto di porta chiusa che rendeva il primo film così opprimente. Inoltre, l’effetto sorpresa, elemento chiave della prima opera, non c’è più. Lo spettatore, che sa già cosa aspettarsi, non è più scosso dallo shock iniziale. Il film poi sembra faticare a mantenere un’atmosfera ansiogena, nonostante qualche tentativo di scene più violente e cruente. Ma questi elementi cruenti non bastano a compensare uno scenario confuso che sembra perdersi in un diluvio di effetti stilistici inutili. La prima parte lasciava deliberatamente alcune domande senza risposta, il che ne aumentava il mistero. Speravamo che questo seguito fornisse chiarimenti o addirittura approfondisse l’universo. Tuttavia, Piattaforma 2 non offre una risposta soddisfacente.

Peggio ancora, lo scenario diventa più confuso e lo spettatore si ritrova a cercare di comprendere una catena di eventi senza capo né coda. Laddove il primo film utilizzava le zone grigie per fornire spunti di riflessione, questo sequel le accumula in modo disordinato, lasciando l’impressione di un’opera incompiuta. La seconda metà del film vira addirittura verso una forma di burlesque, rendendo il tutto ancora più difficile da seguire. La battaglia finale, che dovrebbe portare a un risultato, si perde in un’escalation di assurdità, lasciando l’amaro in bocca. Anche il finale, che vuole essere un prequel che spiega alcuni elementi del primo film, non riesce a rimettere a posto la situazione. Invece di risolvere gli intrighi, non fa altro che aumentare la confusione generale. Come la saga Cuboi cui seguiti avevano diluito l’intensità e l’originalità del primo film, Piattaforma 2 fa parte di questa linea di sequel inutili che faticano a giustificare la propria esistenza.

Mentre il primo film riusciva ad affascinare con un concept innovativo e una potente riflessione sull’individualismo, questo sequel non offre altro che un riciclaggio di quanto già detto, ma con un impatto minore. Le scene sono certamente più violente, ma mancano della profondità che ha decretato il successo dell’originale. Evidentemente il regista ha voluto fare troppo, complicando inutilmente un concetto che funzionava meglio nella sua semplicità. Nel tentativo di dare corpo all’universo, il film si perde in metafore vuote e in un’estetica pseudo-intellettuale che finisce per stancare. Insomma, Piattaforma 2 è una delusione su tutta la linea. Nonostante un’atmosfera fedele all’universo del primo film, la trama confusa, la mancanza di sviluppo dei personaggi e l’assenza di vere novità rendono questo sequel un fallimento. Se avete amato la prima parte, rischiate di lasciare questa esperienza frustrata, perché non porta nulla di più e, peggio, lascia una sensazione di lavoro in sospeso. Un’occasione persa per un concetto che meritava di meglio.

Nota: 2/10. Insomma un pessimo piatto riscaldato sottovuoto.

Uscito il 4 ottobre 2024 direttamente su Netflix

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