L’attacco iraniano ha avuto l’effetto di serrare i ranghi attorno a Israele. Questo è tutto ciò che può sperare Benjamin Netanyahu, che ora ha davanti a sé un viale da realizzare “pagatore” L’Iran del suo “enorme errore”. La grande differenza rispetto al precedente è che gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero collaborato con il loro alleato israeliano per garantire che ciò fosse effettivamente vero. A metà aprile, Washington ha invitato Tel Aviv a dare prova di moderazione, che allora si stava sgretolando sotto le critiche riguardanti le sue operazioni nella Striscia di Gaza. Ma la progressiva espansione del campo di battaglia su più fronti ha provocato un aumento degli attacchi, dai quali ora Israele deve essere protetto. Quanto alla catastrofe di Gaza, essa è relegata all’ombra del nuovo fronte libanese, o anche di quello, ancora ipotetico, con l’Iran.
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Tuttavia, attaccando in tutte le direzioni per difendersi, Israele mette in pericolo la sua popolazione e alimenta la violenza antisemita in tutto il mondo. Nello stesso momento in cui l’Iran lanciava circa duecento missili contro lo Stato ebraico, a Tel Aviv scoppiava una sparatoria che costava la vita a sette persone e ne feriva altre otto. Mercoledì due esplosioni sono avvenute vicino all’ambasciata israeliana in Danimarca, mentre martedì sera alcuni colpi di arma da fuoco hanno colpito l’ambasciata israeliana in Svezia. Queste coincidenze sono inquietanti e richiedono la massima vigilanza, in un momento in cui gli esperti ritengono che le minacce e gli attacchi antisemiti in Europa siano troppo ricorrenti per essere spontanei.
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