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“Stiamo assistendo ad un aumento spettacolare della gamma dell’Iran”, stima Pierre Razoux

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“Lo scenario peggiore sta guadagnando credibilità. » Con tono serio, il senatore Cédric Perrin, presidente della commissione per gli affari esteri, ha aperto l’audizione di Pierre Razoux, direttore accademico della Fondazione Mediterranea per gli Studi Strategici.

La sera dell’1È In ottobre l’Iran ha lanciato diverse centinaia di missili verso Israele. Quasi tutti sono stati intercettati dall’“Iron Dome” dello Stato ebraico, che promette che “ci sarà una risposta” a questo attacco.

“L’Iran ha una capacità di attacco simultaneo che probabilmente può superare la soglia di saturazione israeliana”

In apertura dell’udienza, Pierre Razoux ha fornito i fatti sugli scioperi avvenuti il ​​giorno prima. “La salva includeva 180 missili balistici, invece dei 120 dell’ultimo attacco [menée le 13 avril dernier, en riposte à une frappe meurtrière du consulat iranien de Damas] e 40 durante la risposta del gennaio 2020 all’assassinio di Qassem Soleimani in Iraq”, ha affermato.

Di fronte a questo aumento delle capacità di lancio, Pierre Razoux stima ora che “l’Iran ha una capacità di attacco simultaneo probabilmente compresa tra 250 e 300 missili, in termini di salve, che possono probabilmente superare la soglia di saturazione. [du dôme de fer] Israeliano.” Per lo specialista in questioni militari, l’obiettivo della saturazione del sistema di difesa aerea dello Stato ebraico è tanto più visibile in quanto “questa volta, l’Iran ha lanciato solo missili balistici e nessun droni o missili da crociera, che sapevano benissimo sarebbero stati intercettati e distrutti”. dalla difesa israeliana.

Sull’esito di questi attacchi in Israele, “a priori, non ci sono vittime civili” riferisce Pierre Razoux, che sottolinea tuttavia che l’attacco avrebbe ucciso diversi palestinesi, a causa della “ricaduta di detriti missilistici in Cisgiordania”. L’evento più mortale di questo 1È Ottobre in Israele resta quindi questo attentato, perpetrato poco prima degli spari iraniani a Tel Aviv, che ha provocato sette morti e otto feriti.

Colpi per garantire “la credibilità della deterrenza iraniana e la sopravvivenza del regime iraniano”

Per Pierre Razoux, tutti questi elementi ci permettono di concludere che “stiamo assistendo ad un aumento spettacolare del raggio d’azione dell’Iran” nella sua risposta a Israele. Una gradazione che lo storico vuole non correlare con l’attuale escalation in Libano: “L’Iran non ha attaccato lo schieramento di mezzi militari al confine libanese, mentre se avesse voluto celebrare l’occasione avrebbe avuto un campo di manovra ideale per colpire quelli previsti obiettivi.” “Secondo me ciò significa che l’Iran vuole separare le due questioni, la posta in gioco era la credibilità della deterrenza iraniana e la sopravvivenza del regime iraniano”, analizza.

Con questi lanci missilistici, “l’Iran ha cercato di salvare la faccia, nei confronti della propria popolazione, ma anche dei suoi delegati, che potevano dubitare della credibilità dell’Iran e del livello di impegno al loro fianco”, riassume Pierre Razoux. In effetti, la risposta promessa dall’Iran, dopo l’assassinio del leader politico di Hamas Ismaïl Haniyeh a Teheran quest’estate, è stata lenta ad arrivare. Per lo storico, l’attacco iraniano quindi “permette certamente di ristabilire un minimo di deterrenza convenzionale contro Israele, per non far credere agli israeliani di poter spingersi oltre”.

“Se la risposta sarà troppo pesante, sicuramente incoraggerà anche il regime iraniano a varcare la soglia del nucleare”

“L’Iran stasera ha commesso un grave errore e ne pagherà il prezzo”, ha dichiarato Benjamin Netanyahu subito dopo gli spari. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno affermato di aver già avviato colloqui con Israele sulla risposta a questo attacco. Per Pierre Razoux, questa questione della risposta pone lo Stato ebraico “di fronte a un dilemma”: “Deve ottenere il via libera dagli Stati Uniti, con rischi reali di escalation se la risposta verrà portata avanti senza accordo e coordinamento con gli americani. Se la risposta sarà troppo pesante, certamente incoraggerà anche il regime iraniano a varcare la soglia del nucleare. »

Di fronte a questi molteplici rischi, la risposta israeliana dovrà essere calcolata. Per Pierre Razoux potrebbe assumere diverse forme. “Israele può colpire con attacchi di decapitazione figure chiave del regime”, ritiene, aggiungendo che questa scelta rientrerebbe in una “presunta escalation”.

Lo storico immagina anche altri due scenari, che potrebbero portare ad un minor peggioramento della situazione. “Israele potrebbe effettuare attacchi spettacolari ma non molto letali contro obiettivi militari simbolici, alcuni obiettivi del programma nucleare, basi militari, difesa antiaerea, programma balistico o spaziale iraniano”, spiega. Pierre Razoux prevede anche un’opzione più economica, che colpirebbe l’Iran “nel portafoglio”: “Prendendo di mira le infrastrutture del gas e del petrolio, sia lungo il Golfo Persico che nelle grandi raffinerie vicino alle grandi città, Israele potrebbe “diminuire in modo significativo le esportazioni iraniane capacità e allo stesso tempo effettuare scioperi che siano altamente visibili alla popolazione”.

Per ora, tutte le opzioni restano sul tavolo, comprese quelle che potrebbero portare a un’escalation nella regione. Da parte sua, il capo di stato maggiore dell’esercito iraniano ha avvertito Israele che una risposta porterebbe ad attacchi contro “tutte le infrastrutture” del Paese.

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