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Tadej Pogacar spegne il suo sport tanto quanto lo accende

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Tadej Pogacar ha indossato la sua prima maglia di campione del mondo di ciclismo domenica a Zurigo (Svizzera). TESSUTO COFFRINI/AFP

La storia non si apprezza mai nel suo vero valore quando viene vissuta, ma i suoi avversari ammettono che l’incoronazione di Tadej Pogacar ha qualcosa di storico, dopo i campionati mondiali di ciclismo su strada, che il corridore sloveno di 26 anni ha schiacciato, più che vinto, domenica 29 settembre. , a Zurigo (Svizzera).

“È un onore” per finire secondo, ha perso l’australiano Ben O’Connor, che ha preso il secondo posto a 34 secondi da dietro, davanti all’olandese Mathieu van der Poel, respinto a 58 secondi. I protagonisti di questo Mondiale, infatti, si descrivono come comprimari o comparse di una vasta epopea, o addirittura come spettatori completi del film.

Cento chilometri di fuga: è innanzitutto la portata della performance a risultare evidente agli occhi. Una distanza record nel ciclismo moderno, che ha tuttavia riabilitato queste offensive a lunghissima gittata.

Il campione sloveno ha staccato in tre tappe, su un percorso di 274 chilometri. Dal gruppo si è staccato sul colle Witikon, sulla sponda orientale del Lago di Zurigo, quando gli rimanevano un centinaio di chilometri.

Aiutato dal compagno di squadra Jan Tratnik, il futuro vincitore si è unito a un gruppo di una quindicina di fughe, da cui è scappato a 77 chilometri dalla porta, questa volta accompagnato dal francese Pavel Sivakov. Alla fine, Pogacar si è portato in testa, a 51 chilometri dal traguardo.

“Normalmente è un suicidio partire così lontano”

Il peso del suo dominio ha anche una patina storica, perché è la prima volta che Tadej Pogacar “pedala” sull’assemblea dei suoi rivali. Nessuna scusa per una foratura, nessuna scusa per una caduta o nessun ritiro per impostazione predefinita, tranne quello del due volte vincitore del Tour de Jonas Vingegaard. Sulla griglia di partenza c’erano tutti i migliori del mondo. E tutti sono rimasti polverizzati, incapaci di seguire lo sloveno nella sua prima accelerazione.

Peccato se Van der Poel fosse nella forma della sua vita, emaciato dagli allenamenti intensivi: la sua travolgente prestazione alla Parigi-Roubaix in primavera è stata improvvisamente schiacciata dall’assolo di Tadej Pogacar. Per non parlare del belga Remco Evenepoel, due volte campione olimpico a cronometro quest’estate ai Giochi di Parigi, che non avrà nemmeno offerto ai suoi ammiratori l’illusione di un duello, e che dovrà accontentarsi di un quinto posto.

“Normalmente è un suicidio partire così lontano”ha osservato Remco Evenepoel, i cui compagni di squadra hanno preso il comando del gruppo e hanno cercato, invano, di riportare in sé Tadej Pogacar. “Quando lo abbiamo visto partire, sapevamo che era finitaconfermato il quarto in gara, il lettone Toms Skujins.

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