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Manifesta si decentralizza nella metropoli di Barcellona

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“Urchins” (2024), di Choi + Shine Architects, a Sant Adria de Besos, Barcellona (Spagna), nel settembre 2024. MANIFESTA 15 BARCELLONA METROPOLITANA/IVAN EROFEEV

Dopo la città di Pristina, in Kosovo, nel 2022, Manifesta ha fatto rotta verso la metropoli di Barcellona, ​​il territorio più vasto in cui ha dovuto schierarsi, in trent’anni di esistenza. Ogni edizione di questa biennale d’arte nomade, che ha fatto dell’Europa il suo campo di esplorazione, è un UFO per metà sperimentale e per metà diplomatico, il cui risultato finale è solo la parte visibile di un processo dai contorni sfumati. Al punto che possiamo porci la domanda: Manifesta è davvero una biennale d’arte, o piuttosto una sorta di cavallo di Troia che metterebbe l’arte al servizio dell’ingegneria urbana impegnata?

“Manifesta è un incubatore di cambiamento sociale e urbano, che utilizza la cultura per creare nuovi spazi pubblici. I nostri interventi simbolici mirano ad aprire prospettive”conferma Hedwig Fijen, presidente, direttrice e fondatrice di questo evento unico. All’origine di ogni avventura, una città si rivolge alla fondazione olandese, con sede ad Amsterdam, motivata dall’opportunità di puntare i riflettori sul proprio territorio, ma anche dall’opportunità di essere aiutata a proiettarsi al meglio. in futuro.

Manifesta è quindi soprattutto un metodo: dal dialogo iniziale si intreccia tutta una rete di incontri e scambi con le comunità locali per rivisitare il passato, comprendere i bisogni e interrogarsi sulle dinamiche culturali e urbane di una città. Una volta stabilita questa scansione delle problematiche di un territorio, la struttura orchestra un percorso artistico su misura, che indaga lo spirito e le possibilità dei luoghi attraverso la poesia delle opere contemporanee.

Sedici sedi in dodici città

Questa volta l’invito arrivò, tre anni fa, dalla squadra dell’allora sindaco di Barcellona, ​​Ada Colau, della sinistra radicale. La collaborazione è stata poi un po’ vanificata dalle ultime elezioni, nel 2023, e dall’arrivo di un nuovo sindaco, il socialista Jaume Collboni, che ha ereditato il progetto. Con un budget già impegnato dal Comune di 5,2 milioni di euro (su un totale di 8,9 milioni, con altri finanziatori pubblici, sponsorizzazioni e biglietteria).

“L’idea era quella di pensare collettivamente alla periferia di questa città sotto la pressione del turismo dai Giochi Olimpici del 1992, e delimitata da due fiumi, il mare e la montagna”riassume Fernando Paniagua de Paz, coordinatore dei comuni che partecipano al progetto. La sfida di questa edizione catalana è stata quindi quella di mappare un territorio soggetto a un passato industriale che ha inquinato le acque, a un’estensione del porto che ha spostato di 3 chilometri la foce di un fiume, a siccità e inondazioni legate al cambiamento climatico.

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