A 80 anni dalla liberazione, avvenuta il 27 gennaio 1945, esperti e curatori cercano il modo migliore per preservare il sito e le sue migliaia di oggetti ritrovati nel dopoguerra.
Il freddo è pungente e i visitatori faticano ad avanzare tra il filo spinato di Auschwitz. Muniti di biglietto d’ingresso da 24 euro, tutti sono stati divisi in gruppo, secondo la propria lingua. L’atmosfera è pesante, la neve è croccante e si vedono a perdita d’occhio sagome infagottate nei piumini. Dietro la guida francofona ci sono una donna e sua figlia che studiano Erasmus a Varsavia, due turisti belgi in giro per l’Europa, un padre e un adolescente spinti dall’urgenza di « faida » Complesso di Auschwitz. « Tutti hanno in mente le grandi figure del campo ? 200 ettari, 155 baracche, un campo di concentramento dove vivevano 200 000 persone furono internate, un centro di sterminio dove furono assassinati quasi un milione di ebrei »srotola la guida nel microfono. Durante le quattro ore che durerà il tour, la guida ripeterà più volte i numeri che il gruppo fatica ad integrarsi, tanto è sopraffatto. Auschwitz è un…
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