Se i presidenti dei partiti diventano ministri, ciò significa che il governo non viene dal parlamento. Ma siamo in un sistema parlamentare. E poiché i deputati sono stati designati in una lista dal presidente del partito, eletti all’occorrenza e vincolati essi stessi a quote politiche, ciò significa che il Parlamento non può più svolgere il suo ruolo di contropotere. I partiti politici si stanno insediando nell’esecutivo stesso e quest’ultimo, per forza di cose, non è più controllato dal legislativo. Invertiamo quindi l’emanazione del potere.
In pratica è già così: le personalità, parlamentari e non, che diventano ministri sono designate dal presidente del loro partito…
Sì, è corretto. Ragione in più, quindi, per non farne una consuetudine che rischierebbe di perpetuarsi, per non “istituzionalizzare” la cosa. Temo che non si possa tornare indietro. Il pericolo maggiore non è solo che il potere si concentri nelle mani di poche persone, ma anche che non disponiamo più di una camera di risonanza, di un’agorà che consenta il dibattito. Ciò è tanto più vero oggi che il Senato è diventato un guscio vuoto in Belgio, dove la maggior parte dei paesi ha mantenuto un sistema bicamerale. È una perdita di intelligenza collettiva.
Dovremmo trasmettere ogni nuova idea di Georges-Louis Bouchez?
In realtà è come in un’azienda: un amministratore delegato che impone i suoi ordini da solo finirà per sbagliare. Deve quindi essere contraddetto. Oggi c’è la tendenza – osservabile in Francia e negli Stati Uniti – a vedere il potere diventare sempre più autoritario attraverso un rafforzamento dell’esecutivo a scapito del legislativo. Penso che debba essere interrogata. La questione di cosa vogliamo come progetto sociale deve essere discussa in Parlamento. Credo molto fortemente in questa idea di contropotere.
Per il resto, riconosco che questa formula presenta almeno il vantaggio della coerenza poiché sono proprio i soggetti che hanno negoziato l’accordo di governo a essere chiamati a difenderlo successivamente nel corso della legislatura.