Con questo primo lungometraggio naturalista, che segue due noti cortometraggi (L’era delle sirene et Lato del cuore), la regista francese Héloïse Pelloquet esplora il desiderio femminile attraverso una donna libera che sceglie di assumerlo senza sensi di colpa, a rischio di perdere tutto. Siamo lontani, dentro Il passeggeroin modo cliché Lady Chatterleyin cui una donna borghese oziosa si invaghisce di un giovane capace di spezzare il torpore della vita quotidiana. Con inesauribile sincerità, Chiara è una donna pienamente immersa nella “vita vera”. E che per prima cosa cerca di fuggire da Maxence per risparmiare Antoine, che ama ancora.
Ma con la stessa energia che questa donna dal “mestiere da uomini” dimostra in mare quando affronta, con gesti decisi, la potenza degli spruzzi del mare, si lascia travolgere dall’onda. Permettendosi di vivere la sua storia d’amore, l’incandescente Chiara vi si abbandona anima e corpo in una vertigine di gioiosa sensualità che Cécile de France, filmata a nudo in una successione di primi piani, incarna magnificamente.
L’eroina si libera così dai codici in una doppia trasgressione. Perché, oltre all’adulterio, che la morale isolana condanna con feroce violenza, e la comunità riporta immediatamente la peccatrice esiliata al suo status di ripensamento, si aggiunge quello della sua avventura erotica con un giovanissimo.
Non distribuito nei cinema belgi, Il passeggero ha quindi un carattere autentico anche se, alla fine, non sorprende veramente nulla, e il modo in cui questo legame si dispiega (poi viene “risolto”) difficilmente sorprende. Un bellissimo ritratto di donna, prevedibile ma toccantemente moderno.