“The Queens of Drama”, nella tela pop sovralimentata di Alexis Langlois

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Billie Kolher (Gio Ventura) in “Le regine del dramma”, di Alexis Langlois. BAC

L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE

Aspettavamo con ansia il primo lungometraggio di Alexis Langlois, che ci aveva già deliziato con cortometraggi e mediometraggi scintillanti e indimenticabili, e i cui titoli già da soli ci danno un'idea abbastanza chiara del suo desiderio di scuotere l'albero di cocco di Cinema francese: Inezie e pensieri oscuri (2016), Alla tua età il dolore passa velocemente (2017), Terrore, sorelle mie! (2019). Un cinema queer, con un kitsch che ti esplode negli occhi, e in cui ogni film è ancora carico dell'energia delle riprese, questa grande celebrazione che celebra corpi e volti che non vedrai altrove.

Regista postmoderno e ultra-referenziato, riconosciamo il tocco di Alexis Langlois nell'organizzare l'incontro dirompente tra la cultura popolare e cose più accademiche: la reality TV e Fassbinder, Britney Spears e Kenneth Anger, Mariah Carey e John Waters, Werner Schroeter e l'estetica di Instagram. Perché ordinare?

Selezionato all’ultima Settimana della Critica di Cannes, Regine del dramma inizia nel 2055: Steevyshady (Bilal Hassani), uno YouTuber botox, ritorna per i suoi fedeli abbonati al destino incandescente di una pop star, Mimi Madamour (Louiza Aura), e alla sua appassionata relazione con l'icona punk Billie Kohler (Gio Ventura).

In costante overdrive

Ambizione, casting, gloria e discesa agli inferi: il film si sviluppa lungo una narrazione che più classica non potrebbe essere «Film Ascesa e Caduta» per dinaminarlo meglio dall'interno con uno sciame di immagini, pastiches e omaggi: c'è una clip che somiglia a Britney Spears, una parodia del teleuncinetto “New Star”, un video di YouTube, un televisore, un concerto pop o metal. Il mondo è un palcoscenico dove si mette in scena una passione lesbica clandestina: perché come puoi amare una donna quando sei una pop star, tutto ciò che è più mainstream e, a priori, più eterosessuale?

Pensiamo ovviamente al periodo della movida di Almodovar: come lui, Alexis Langlois vede la trama di un film come una tela pop che organizza tutte le immagini immagazzinate nel cervello di questo bambino degli anni 2000. Cinema, Internet, televisione: il suo rapporto con la realtà è mediato da un torrente di riferimenti che devono essere digeriti, riciclati, parodiati. L'immagine prende il posto del mondo, che sia quella del declino di una popstar, un poster nella cameretta di un'adolescente, un paparazcon – riconosceremo in Mimi Madamour, un forte omaggio al destino bruciato di Britney Spears.

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