Questo annuncio segna l'inizio della fase d'accusa presso il tribunale di Avignone, che potrebbe durare tre giorni.
ANNUNCIO
Lo ha chiesto lunedì la Procura il massimo della pena per stupro aggravato – ovvero 20 anni di reclusione penale – contro Dominique Pelicot per la sua “azioni spregevoli” nel contesto del caso di stupro di Mazan.
È in questa piccola città nel sud della Francia che l'uomo è accusato di aver fatto violentare da una cinquantina di uomini per quasi un decennio la sua ormai ex moglie, Gisèle Pelicot, precedentemente drogata con ansiolitici.
L'uomo, 71 anni, ha ammesso le proprie responsabilità fin dall'inizio del processo, facendosi chiamare “stupratore” e affermare: “Sono colpevole di quello che ho fatto. Ho rovinato tutto, ho perso tutto. devo pagare”.
Per Laure Chabaud, rappresentante del pubblico ministero, la pena richiesta “è tanto e troppo poco: troppo poco di fronte alla gravità dei fatti commessi e ripetuti”.
Un’icona contro la violenza sulle donne
Il coraggio dimostrato da Gisèle Pelicot durante i tre mesi in tribunale di fronte ai suoi stupratori ha contribuito a farla diventare un'icona per gli attivisti che lottano contro la violenza sessuale, ben oltre i confini della Francia.
Il processo per stupro di Mazan sta entrando nella fase finale.
Inizia l'accusa, che dovrebbe durare tre giorni per una coincidenza di calendario in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
“L’accusa in questo giorno così speciale è un simbolo in più”ha dichiarato lunedì Antoine Camus, uno degli avvocati delle parti civili.
Dovrebbe farlo la corte di Avignone emettere il verdetto entro il 20 dicembre.