Ridley Scott è un buon regista? È sorprendentemente difficile da dire, così come è difficile dirlo, anche dopo averlo visto Gladiatore IIche sia o meno un buon film. Eppure l'originale Gladiatore era un film perfetto, nello stesso modo in cui può essere perfetta una canzone pop trash di tre minuti. Una creazione dello studio system che funziona a pieno ritmo entro i limiti del genere, un prodotto progettato per attrarre quante più persone possibile ma che ha tuttavia raggiunto una sorta di immortalità: la forma più pura, quasi platonica, del film di Hollywood.
Il seguito, nonostante qualche violenza spettacolare, non così tanto. Ma le differenze tra i due film, nonostante le trame quasi identiche, evidenziano come la cultura sia cambiata nel quarto di secolo successivo.
Un titano dell'industria piuttosto che un autore, il fascino di Scott deriva dal modo in cui assorbe e irradia le energie più ampie della cultura che lo circonda. Se Gladiatore ha reinventato l'epopea della spada e del sandalo nel momento preciso dello zenit imperiale americano, nel 2001 Falco Nero Giùattraverso la misteriosa preveggenza dei suoi tempi, colse l'atmosfera della Guerra Globale al Terrore che ne fu sia il risultato che la rovina. La sua epopea più o meno esplicita sulla Guerra al Terrore, Regno dei Cieliha ancora il potere di frustrare e deliziare in egual misura, riformulando le Crociate attraverso la lente del liberalismo Boomer, assorbendo la visione del mondo del Nuovo Ateismo allora di moda. Entro il 2021 sarà sottosorvegliato L'ultimo duelloScott aveva indirizzato la sua arte verso l'onda #MeToo: gli entusiasmi dell'attuale zeitgeist entrano nella mente del regista come materia prima e vengono sfornati, elaborati e confezionati, come uno spettacolo patinato.