Al momento della stesura di questo articolo, i repubblicani hanno già vinto il Senato e sono sulla buona strada per vincere anche la Camera dei Rappresentanti. Una vera e propria onda rossa quindi, visto che Donald Trump ha vinto anche il voto popolare, la prima volta per un candidato repubblicano dal 2004.
Gli effetti sui mercati sono chiaramente visibili, il tasso americano a 10 anni ha raggiunto questa mattina presto il 4,47%, il suo livello più alto in 4 mesi, sapendo che si muoveva solo al 3,60% a metà settembre. Un rialzo dovuto non solo ai buoni dati macroeconomici americani ma anche al “Trump Trade”, questo mercato che scommette sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Questo “Trump Trade” si era un po' sgonfiato nei giorni precedenti le elezioni, ma è tornato in piena ripresa nelle ultime ore con l'indice del dollaro in rialzo dell'1,6%, raggiungendo, come il tasso americano a 10 anni, il suo livello più alto in 4 mesi. L'indice del dollaro si è apprezzato di oltre il 5% dall'inizio di ottobre, il che si traduce questa mattina in un calo dell'euro al livello più basso dalla fine di giugno a 1,07 dollari.
Anche i futures sugli indici americani sono aumentati significativamente dell'1,8% per l'SP500 alle 8:30 e di oltre il 4% per il Russell2000, l'indice delle piccole e medie capitalizzazioni.
Tuttavia, possiamo legittimamente interrogarci sul potenziale rialzo degli indici azionari americani nelle prossime ore e nei prossimi giorni, sapendo che il “Trump Trade” osservato a settembre e ottobre era un’anticipazione di questa vittoria di Donald Trump. Non è impossibile nei prossimi giorni un “sell the news”, fenomeno abbastanza comune sui mercati quando un evento è già stato elaborato in anticipo dagli operatori di mercato.
Si pone anche la questione dell'atteggiamento della Federal Reserve, poiché la decisione è prevista per domani sera. I mercati prevedono un ulteriore taglio dei tassi dello 0,25% ma le dichiarazioni di Jerome Powell saranno attentamente esaminate perché se Donald Trump, sostenuto dal Congresso, perseguirà una politica di bilancio espansiva come quella del suo predecessore, il rischio che l'inflazione rallenterà e ritorni al 2% è molto reale, o addirittura che l’inflazione rimbalzi.
Vale la pena ricordare che l'inflazione core PCE, la misura preferita dalla Fed, è ancora al 2,7% e non ha compiuto ulteriori progressi verso l'obiettivo in 4 mesi.
Questo rialzo dei tassi e del dollaro ha conseguenze sull'oro, che questa mattina perde terreno, avvicinandosi ai 2.700 dollari, il livello più basso delle ultime 3 settimane. Per quanto riguarda Bitcoin, anche se questa mattina ha battuto un nuovo record, possiamo anche mettere in dubbio il rischio di correzione in un contesto di tassi in ripresa e di un dollaro forte. E questo ragionamento si può estendere anche alle borse americane…
Bisogna ammetterlo, in maniera un po’ sorprendente, i futures sugli indici europei reggono piuttosto bene, per il momento, di fronte a questa indiscutibile vittoria di Donald Trump.