Il fenomeno era previsto da mesi. Ma abbiamo dovuto aspettare fino al giorno delle elezioni, martedì 5 novembre, perché si concretizzasse: le donne americane hanno ampiamente favorito Kamala Harris, ma non abbastanza da assicurarle la vittoria. I vari exit poll pubblicati in serata dai media americani presentavano l'atteso effetto mascella: un vantaggio di 10 punti per il democratico tra le donne (circa 54 contro 44), ma esattamente il rapporto opposto a favore di Donald Trump tra gli uomini.
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La scommessa di Kamala Harris era quella di estendere i risultati democratici dopo la decisione della Corte Suprema, nel giugno 2022, di porre fine all’aborto come diritto federale per tutte le donne. Questa decisione, che ha scosso i parametri della politica americana, è diventata un ostacolo per i repubblicani alle urne, come hanno dimostrato i referendum e le elezioni locali, nonché il voto di medio termine del novembre 2022, che ha offerto solo una ristretta maggioranza ai Repubblicani. Kamala Harris ha quindi scelto, logicamente, di fare dell’aborto il focus principale della sua campagna.
Togliere un diritto che esiste da mezzo secolo è tutt’altro che banale. Tanto più che questo atto ha portato, nel frattempo, all’attuazione di legislazioni repressive in numerosi Stati, 14 dei quali vietano completamente la procedura, con rarissime eccezioni. Questa ondata non ha causato un calo del numero di aborti eseguiti, ma ha fatto sì che le donne, così come il personale clinico e i medici, si sentissero insicuri. Secondo il Guttmacher Institute, punto di riferimento in materia, nel 2023 più di 168.000 donne hanno attraversato i confini del loro Stato di residenza per interrompere la gravidanza in un altro Stato. Divieti e restrizioni colpiscono innanzitutto le donne più vulnerabili, con poche risorse, e in particolare le donne nere e latine.
La vendetta dell’”americano arrabbiato”
È in questo contesto che Kamala Harris ha collocato la sua campagna sotto uno striscione, ” Libertà “libertà. Non si trattava più di definirci “pro-choice”, ma di difendere i diritti riproduttivi e la salute delle donne, in nome dell’uguaglianza e della dignità. “Perché qualcun altro oltre alla donna stessa dovrebbe avere il potere di decidere cosa fare con il proprio corpo? » Questa frase avrebbe potuto pronunciarla il vicepresidente. È di Melania Trump, moglie del candidato repubblicano, nel suo libro pubblicato un mese prima delle elezioni. Ovviamente calcolata, in questa moglie che si tiene lontana da ogni dibattito politico, esprime chiaramente, implicitamente, l'imbarazzo del miliardario, che da tempo aveva individuato in questa vicenda la propria vulnerabilità.
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