Gentil de Passos, capomissione del Gruppo francese di soccorso in caso di catastrofe (GSCF), si dice sorpreso dall'assenza di soccorritori spagnoli in alcune zone colpite dal disastro intorno alla città di Valencia. Saluta la “solidarietà impressionante” della popolazione locale.
La rabbia non si placa. Una settimana dopo l'alluvione mortale che ha colpito la Spagna e che, secondo un rapporto ancora provvisorio, ha causato la morte di 217 persone, crescono le critiche contro le autorità spagnole per la loro mancanza di reattività prima e dopo la tragedia.
Su BFMTV questo lunedì 4 novembre, Gentil de Passos, capo missione del Gruppo francese di soccorso in caso di catastrofe (GSCF), conferma che lui e i suoi uomini, arrivati ad Alfafar venerdì 1 novembre, sono stati i primi ad intervenire in questo vicino comune di Valenza. Sono intervenuti ancor prima dei soccorsi spagnoli, tre giorni dopo l'alluvione mortale.
“Ci siamo resi conto che in alcune zone eravamo i primi soccorritori ad arrivare sul posto”, dice l’uomo che ricorda una “scena di desolazione”.
Gentil de Passos afferma di aver ricevuto “una calorosa accoglienza” da parte della popolazione locale. “Sapere che c'erano dei francesi li ha colpiti. Ma per noi è stato complicato gestire anche questo, non ce lo aspettavamo, la nostra missione primaria è la logistica e ci siamo trovati di fronte a persone che ci chiedevano di aiutarle”.
Postato sui social network, un video che mostra l'arrivo dei vigili del fuoco francesi ad Alfafar ha suscitato rabbia dall'altra parte dei Pirenei, dove molti internauti hanno criticato la mancanza di soccorsi spagnoli, mentre altri hanno ringraziato per l'azione dei militari francesi.
“Solidarietà impressionante”
Su BFMTV, Gentil de Passos ha anche reso omaggio alla “solidarietà impressionante” della popolazione locale, che rimane “molto attiva”.
“C'è tristezza, perché le perdite umane sono tante, ma tutti si rimboccano le maniche per andare avanti”, riferisce il soccorritore, che menziona anche “un odore nauseabondo” che comincia a diffondersi nei parcheggi sotterranei.
Secondo lui, l'attuale emergenza è quella di “dare rifugio alle persone”, prevenire condizioni antigeniche nei quartieri più colpiti ed “evitare epidemie”. “L’obiettivo primario sono le persone che hanno subito traumi importanti, sono stanche, contuse. Dopo una settimana, queste sono persone esauste”, conclude.