“Houris”, un Goncourt profondamente politico

“Houris”, un Goncourt profondamente politico
“Houris”, un Goncourt profondamente politico
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Come vuole la tradizione, i dieci illustri membri della giuria del Premio Goncourt ci hanno riservato anche quest'anno una bella sorpresa. Vale a dire che la sorpresa – ed è bella – è che alla fine non ce n'era… All'epoca, verso la fine della primavera o l'inizio dell'estate, dove cominciarono a circolare le prime voci su chi avrebbe potuto aggiudicarsi il premio tra pochi mesi dopo, sulla scalinata del ristorante Drouant, era il nome di Kamel Daoud con il suo nuovo romanzo “Houris” che sembrava già prendere il sopravvento. Comunque, in genere, il favorito di giugno è il “cornuto” di novembre… Tuttavia ieri ha vinto “Houris” al primo turno, il che, a memoria di un “goncourologo”, è ancora piuttosto raro e sembra indicare che il gioco era fatto già prima dell'inizio del banchetto dei giurati.

Per Daoud l’Algeria è soprattutto una canzone triste, un dolore lancinante

La letteratura, quella vera

Che dire allora di questo trionfo romano o, più precisamente, algerino? Se nessuno sarà così ingenuo da non riconoscere l'impronta della proverbiale “forza d'urto” di casa Gallimard, alla quale Daoud unisce questo romanzo, la letteratura, quella vera, c'entra ancora qualcosa. Per la maggior parte. “Houris” (che nella fede musulmana designa le giovani ragazze promesse al paradiso) è davvero un libro grande e bello, tremendamente ambizioso, serio, umanista, profondamente politico e in diretto contatto con il suo tempo. È come un vademecum delle ossessioni del suo autore, in primis la ferita mai rimarginata dell'Algeria e in particolare la guerra civile che ha insanguinato il suo Paese natale negli anni Novanta e la condizione della donna nel mondo musulmano.

Per Daoud, intellettuale arabo modello che non riesce ad accettare che queste due parole costituiscano un ossimoro, l’Algeria è soprattutto una canzone triste, un dolore lancinante. La scelta della giuria di Goncourt è quindi altamente stimabile (e perfino coraggiosa se si considera la rabbia che non mancherà di suscitare all'interno del governo algerino, che da tempo considera Daoud un rinnegato…).

Una scelta intelligente

Questa scelta è anche astuta dal punto di vista commerciale poiché “Houris”, che ha già venduto più di 70.000 copie, potrebbe presto raggiungere quasi mezzo milione e salvare la situazione ai librai molto colpiti dal drammatico calo delle vendite della cosiddetta letteratura generale settore…

Da questo punto di vista, l’unico libro che sembrava poter realmente competere con “Houris” è stato “Jacaranda” (Grasset), il secondo romanzo del franco-ruandese Gaël Faye. Alla fine ha vinto il premio Renaudot, che è molto meglio di un premio di consolazione. Non è inoltre impossibile pensare che una sorta di “Accordo di Yalta” dell'editoria abbia presieduto a questa distribuzione di premi particolarmente gradita… Poco importa, poiché queste scelte non sono contestabili in materia letteraria. Il che è senza dubbio il caso, almeno quest’anno.

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