Presto dovremo pagare per visitare una chiesa in Francia? Controversa è la proposta del ministro della Cultura Rachida Dati di allestire una biglietteria davanti alla cattedrale di Notre-Dame de Paris per finanziare “un piano nazionale di salvaguardia del patrimonio religioso”.
Lo stato del patrimonio religioso in Francia è sempre più preoccupante. Interessarsi da vicino è unanime. Secondo l'Osservatorio di questi tesori architettonici, dei 50.000 edifici religiosi censiti in Francia, 5.000 rischiano di crollare mentre 500 sono già chiusi al pubblico. E salvarne anche solo 1.604, stima la Heritage Foundation, costerebbe 763 milioni di euro. Tuttavia, l’accesso a pagamento ad alcuni di questi monumenti, come forse Notre-Dame de Paris, inaugurato il 7 dicembre, fa sollevare molte sopracciglia. Anche se la manna potrebbe fruttare circa 75 milioni di euro.
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L'opposizione della diocesi
Abbastanza per far riflettere i comuni che gestiscono chiese spesso rurali, abbandonate o da restaurare a prezzi esorbitanti? Poiché i comuni vedono ridursi i finanziamenti statali, non possono affrontare questi progetti da soli con i propri fondi. Alcuni utilizzano un sistema D come Prats-de-Mollo in cui le campane di una cappella potrebbero essere completamente rimosse per alleggerire la struttura. Altri si affidano alle donazioni raccolte dalla Heritage Foundation, dalla Fondazione per la protezione dell'arte francese, dai montepremi partecipativi e dal mecenatismo. Nell'Aude, Eric Menassi, consigliere comunale di Trèbes e presidente dipartimentale dell'Associazione dei sindaci di Francia, non ne ha ancora discusso con i colleghi. Nei suoi 433 comuni, “quasi il 100% delle chiese necessitano di essere ristrutturate, se vengono classificate come patrimonio, la percentuale degli aiuti statali sarà più alta”, assicura, pensando che il progetto di Rachida Dati lo sia “forse una strada da esplorare”.
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Non è stato possibile raggiungere il suo omologo dei Pirenei Orientali e sindaco di Sainte-Marie la Mer, Edmond Jorda, per reagire all'idea, recentemente lanciata dal ministro della Cultura Rachida Dati. Ma si scontra subito con una legge. Quello del 1905 noto come “separazione tra Chiesa e Stato”. Attribuisce la proprietà degli edifici religiosi ai Comuni, “che deve metterli a disposizione dei fedeli per il culto e assicurarne il mantenimento e il rinnovamento”. Poco più avanti il testo esclude ogni interpretazione. “La visita agli edifici e l’esposizione dei beni mobili classificati saranno pubbliche, non daranno luogo ad alcuna tassa o tassa”.
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Certamente in Europa la Sagrada Familia a Barcellona come la Basilica di San Marco a Venezia non possono essere visitate gratuitamente… La Francia sarebbe pronta a fare il grande passo? A ciò si oppone la diocesi di Parigi, richiamando il principio di “ingresso gratuito nelle chiese e nelle cattedrali”, giustificato in particolare dalla missione ecclesiastica “per accogliere ogni uomo e ogni donna”.