“Prima di scrivere la sceneggiatura abbiamo consultato esperti e diplomatici, tra cui Antony Blinken”

Colloquio Con “The Diplomat”, una serie in forma di thriller internazionale, Netflix ritorna a creazioni complesse e politiche nella tradizione di “House of Cards”. Alla guida Debora Cahn, brillante showrunner che ha lavorato per “Homeland”.

Nel mezzo del pozzo nero delle serie Netflix, questa rappresenta un faro di speranza. Scenario di precisione esemplare, personaggi ben definiti, drammaturgia contorta, discorso politico lucido… Qualunque sia la porta attraverso la quale lo spettatore entra in questo dipinto dei misteri della diplomazia americana in Europa, ne esce rafforzato. Già la prima stagione aveva stabilito i termini di questa sottile equazione: raccontare il dietro le quinte della cronaca mondiale attraverso la battaglia intrapresa da una coppia posta al suo centro. Kate Wyler, una donna del settore che non conosce le sottigliezze del gioco diplomatico, viene nominata ambasciatrice degli Stati Uniti a Londra dove arriva come un cane in una partita di bowling, accompagnata dal marito, un negoziatore eccezionale quanto subdolo è ambizioso. La sua nomina funge da crash test: Wyler sarebbe un buon futuro vicepresidente degli Stati Uniti?

Due attori eccellenti incarnano questa idra a due teste: Keri Russell, magistrale in sei stagioni di “The Americans”, e Rufus Sewell, esperto nell'incarnazione di bastardi di ogni tipo. Mentre la prima stagione si concludeva con un attentato nel bel mezzo di Londra, troviamo Madam Ambassador nel mezzo di una crisi internazionale e alle prese con un primo ministro inglese populista interpretato da Rory Kinnear, sicuramente uno dei…