In Gagauzia, nel sud della Moldavia, il 95% degli elettori ha detto NO al referendum, più che in Transnistria, dove si è espresso contro il 62% degli elettori.
Secondo i dati della Commissione elettorale centrale della Moldova, domenica in Transnistria hanno votato 15.000 persone al referendum proposto dalla presidente Maia Sandu. 10.000 di loro erano contrari all’adesione della Repubblica di Moldavia all’UE, mentre 5.000 erano favorevoli.
Il voto negativo è stato molto più categorico in Gagauzia, dove hanno votato molte più persone: 57mila. Di questi, il 95%, quasi 55.000 hanno detto NO all’approccio della Moldavia all’UE e solo 2.000 erano a favore del SÌ.
In confronto, uno dei feudi del partito di Maia Sandu, Chisinau, ha votato SÌ, ma con un punteggio più equilibrato: 56% SÌ e 44% NO. E nella circoscrizione più votata di Chisinau, Botanica, dove hanno votato 70.000 persone, il referendum ha perso perché, secondo i dati ufficiali della KEK, il 51,4% era contrario all’adesione all’UE.
Invece, la diaspora, che ha rappresentato circa il 15% dell’affluenza totale alle urne, ha spinto il referendum “all’allungamento”, perché qui l’adesione all’Ue ha raccolto quasi l’80% delle opzioni dei circa 220.000 moldavi che hanno votato all’estero. Hanno fatto la differenza.
Dopo la chiusura delle urne, la notte è iniziata con un vantaggio stimato di 100.000 voti a favore del campo del NO, che ha respinto il referendum. La BBC, la Reuters e altri media contavano sulla possibile sconfitta del referendum, soggetto a risultati parziali. Ma nessun voto della diaspora era stato conteggiato.
Notte, ora per ora
Alle 2 del mattino c’erano ancora 70.000 voti di differenza, alle 3 del mattino la differenza si è ridotta a 55.000 voti. Mentre venivano contati i voti della diaspora, alle 4 del mattino il campo del DA aveva ancora 28.000 voti da recuperare. Era il momento in cui era finito il conteggio dell’intera Repubblica Moldova, dove il referendum era fallito, e c’era ancora da contare la diaspora.
La differenza è scesa a 20.000 voti esatti (715.000 NO – 695.000 SÌ), dopo aver contato 1.410.000 voti su 1.478.000 espressi nel referendum.
Alle 16.30, quando sono stati contati 1.427.000 e restavano da contare 50.000 voti esclusivamente della diaspora, il vantaggio del campo NU era sceso a soli 10.000.
Alle 17:00, con 40.000 voti rimasti da contare, il divario è diventato di 6.000 voti a favore degli oppositori all’adesione. Poi, alle 5.30, rimanevano solo 2.000 voti, ma la tendenza era chiara e, alle 6 del mattino, il conteggio della Commissione elettorale centrale di Chisinau dava il 50%-50%.
Poi è entrata, nel testa a testa, nello scarto di qualche migliaio di voti, cioè 0,1-0,2%, l’immagine della profonda spaccatura della Repubblica Moldova.