Sei mesi dopo il ritrovamento delle ossa del piccolo Émile, le indagini continuano. Una traccia di Dna avrebbe attirato l’attenzione degli investigatori, anche se la pista resta fragile.
A più di un anno dalla scomparsa del piccolo Émile, di 2 anni e mezzo, nella frazione di Haut-Vernet, le circostanze della morte del ragazzo restano da chiarire. Ad oggi, una quindicina di investigatori continuano a effettuare controlli incrociati sugli elementi. Uno degli ultimi avanzamenti delle indagini? La perizia effettuata sulle ossa e sui vestiti del bambino è stata consegnata alla fine di settembre. Se ancora non sappiamo cosa contenga, BFMD’ICI riferisce questo mercoledì 9 ottobre che molti lavori sul DNA stanno attualmente occupando gli investigatori e più in particolare sulla scoperta di DNA estraneo a quello della famiglia di Émile durante queste analisi sulle ossa di Émile e abbigliamento.
Se la Procura preferisce “né confermare né smentire”, una fonte spiega alla BFM D’ICI che gli inquirenti dovranno, tra l’altro, “prelevare il Dna di altre persone e fare confronti” per stabilire se questa pista porta in qualche luogo. Tuttavia, la scoperta di questa famosa traccia di DNA va presa con cautela. Il DNA è stato trovato in quantità significative? Potrebbe trattarsi di un “contatto”? O un semplice “trasferimento”? “Bisogna stare molto attenti, perché il DNA è molto volatile”, avverte il generale François Daoust, ex capo dell’Istituto nazionale di ricerca della gendarmeria, intervistato da BFM D’ICI.
E per una buona ragione, il DNA può essere depositato su vestiti o su un osso da una persona che lo tocca, ma anche tramite un trasferimento. “Stringo la mano a qualcuno, gli lascio il mio DNA. Questa persona tocca l’oggetto e lascerà non il suo DNA ma il mio”, spiega il generale François Daoust per il quale non è da escludere una “contaminazione casuale”. Resta quindi d’obbligo la cautela. Le autorità indicano da parte loro che la comunicazione verrà effettuata in tempo utile.