pazzo a farne 2? dei Radiohead

pazzo a farne 2? dei Radiohead
pazzo a farne 2? dei Radiohead
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Eccomi costernato da questa seconda opera del Joker, che mi sembra poco leggibile.
“Joker: Folie à Deux” è una commedia musicale girata quasi interamente in uno studio in cui il bipolare Arthur Fleck, alias Joker (Joaquin Phoenix), e Lee Quinzel alias Harley Quinn (Lady Gaga), trascorrono la maggior parte del loro tempo spingendo la canzoncina. .
Rassicuro i puristi del genere, il film resta non per questo meno scomodo, molto ben fatto, e fa davvero paura, ma nel modo più strano e tortuoso possibile.
Difficile seguire Todd Phillips nel suo approccio
molto “Nuova Nuova Hollywood”. Amore a prima vista immediato, fughe oniriche in cui la coppia reinterpreta in duo alcuni tesori della canzone popolare americana, il film racconta lo scandalo di un sogno americano condiviso dai suoi stessi psicopatici. Sì, questo è davvero il sogno americano, ma cantato da coloro a cui viene negato: questo è forse un esempio, tra gli altri, della possibile sottigliezza di questa messa in scena. Todd Phillips ha ben compreso la patetica chiave del mondo del Joker, un personaggio che crede di emanciparsi proprio da ciò che contribuisce ad alienarlo.
Ritorniamo al tema cantato del film, “Folie à deux” mi sembra ostacolato dalla commedia musicale. Arriva presto, ma non trova mai del tutto il suo posto nel film. Forse perché la meccanica cambia più volte, passando da un atto che trasforma il mondo reale a un altro su una scena fantasy. Forse anche perché troppo spesso non racconta altro che la realtà, costringendo i personaggi a ripetere un’idea più e più volte, o addirittura a gridare qualcosa che è già ovvio…
Lee Quinzel è l’altro diversivo del film che non funziona e il problema di questo personaggio diventa rapidamente il problema dell’intero film. “Joker: Folie à deux” ruota attorno a questo amore, delirante o meno. Eppure questo rapporto diventa sempre più astratto, distante e poco interessante man mano che il film avanza. Todd Phillips fa di tutto per creare emozioni, ma l’intero film stranamente sembra sfuggirgli.
In teoria, è lei la forza trainante del film. Sveglia il Joker, porta la musica e alimenta il caos. In realtà è come i numeri musicali: tanto rumore in poco. Alla fine diventa persino un personaggio ingombrante.
“Joker: Folie à deux” diventa allora una lunga e curiosa storia di pessimo tempismo, come se ogni nota musicale, emozione o violenza fosse leggermente fuori tempo. Todd Phillips sembra essere costantemente alla ricerca del ritmo giusto, come se tagliasse sempre troppo presto o troppo tardi per catturare ciò che conta. In un film che gioca sulla presunta confusione e disagio tra realtà e sogno ad occhi aperti, avrebbe potuto essere bello e affascinante. Ma poi, è semplicemente incomprensibile la metà delle volte.

O forse il regista vuole volontariamente disobbedire allo schema atteso da tutti. Joker, quindi, non nascerà comunque, qualunque cosa voglia la folla inferocita, un background perfettamente assunto del film, che possiamo felicemente assimilare ad un avatar malevolo del suo stesso pubblico. Vegeta lontano dal mondo e dal film che ci si aspetta da lui, impegnato in cose del tutto insolite per lui: prepararsi per il processo, cercare di guarire, innamorarsi…
Se seguiamo questo ragionamento, Harley Quinn metterà gli occhi su di lui, e nel processo lo incoraggerà anche a diventare tutt’uno con il suo alter ego, insieme a quello che lei stessa inventa! Ciao, c’è già qualcuno?

In conclusione, questa parte n.2 sarebbe un modo per esplorare in questo “falso” sequel un altro lato dell’eredità della New Hollywood, attraverso la sua dimensione visceralmente sentimentale, il suo profondo gusto per lo squilibrio e la sua focosa teatralità.

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